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I tre piani per cambiare volto agli Stati Uniti*

Con l’American Families Plan, l’ultimo di tre piani presentati nei primi cento giorni di presidenza, Joe Biden ha finito di delineare il suo programma economico.

Il primo pacchetto, l’American Rescue Plan, l’unico finora approvato dal Congresso, consiste principalmente di trasferimenti diretti a individui, famiglie, imprese ed enti locali a sostegno della ripresa, mentre il paese esce dalla pandemia. Il secondo, l’American Jobs Plan, prevede investimenti in infrastrutture materiali, banda larga, veicoli elettrici, ricerca e una robusta espansione dell’assistenza agli anziani. Infine, con l’American Families Plan, Biden propone di espandere lo stato sociale per le categorie più deboli, investendo in istruzione e assistenza a famiglie e bambini. La somma degli interventi raggiunge i 6 mila miliardi di dollari, finanziati in parte con nuovo debito e in parte con aumenti delle imposte sulle imprese e sugli individui più ricchi.

La pandemia ha esacerbato le gravi disparità sociali esistenti negli Stati Uniti e ha messo in evidenza le carenze del welfare state del paese. Decine di milioni di persone hanno perso il lavoro nel 2020, e una quota significativa di famiglie a basso reddito (in particolare, afroamericane e ispaniche) si è trovata a rischio di povertà. A ottobre 2020, l’organizzazione non-profit Feeding America stimava che il totale di persone a rischio di insicurezza alimentare avrebbe potuto raggiungere i 54 milioni, inclusi 18 milioni di bambini.

Gli interventi dell’American Rescue Plan, sommati a quelli dei precedenti pacchetti di aiuti, sono riusciti a evitare la catastrofe sociale. Bonus di disoccupazione di 300 dollari a settimana (aggiuntivi rispetto all’importo normale), trasferimenti di 1.400 dollari per ciascun membro delle famiglie a reddito medio-basso, incrementi ai crediti d’imposta per i figli a carico (completamente rimborsabili per le famiglie a reddito basso che non pagano imposte) hanno evitato l’indigenza di milioni di famiglie. Secondo ricercatori del Peterson Institute for International Economics, durante la pandemia, gli Stati Uniti hanno adottato misure economiche pari al 27,1 per cento del Pil, la quota più alta tra i paesi presi in considerazione. Economisti della Brookings Institution stimano che grazie al Rescue Plan, il Pil degli Stati Uniti ritornerà ai livelli pre-pandemia già alla fine del 2021, anziché nel 2023 come si prevedeva accadesse senza gli aiuti aggiuntivi.

Con gli altri due piani, Biden intende build back better, ovvero “ricostruire meglio”. Con l’American Jobs Plan, il presidente americano punta a creare infrastrutture che rendano l’economia più produttiva e che prevengano, riducano e resistano agli effetti del cambiamento climatico.

Le misure dell’American Families Plan

Così come il Jobs Plan partiva dal riconoscimento delle carenze della base infrastrutturale del paese, la premessa del Families Plan è che gli Stati Uniti sono gravemente carenti in altri tipi di infrastrutture, non meno importanti di quelle materiali. Sono carenze note da tempo, ma la pandemia ha contribuito a renderle più salienti. Per esempio, la chiusura di asili e scuole ha pesato in maniera significativa sulla capacità di tanti genitori di continuare a lavorare, anche in attività che consentivano il lavoro da casa. Ciò ha colpito soprattutto le madri, sulle quali tipicamente ricadono le responsabilità della cura dei figli piccoli. Secondo stime recenti, la partecipazione femminile alla forza lavoro negli Stati Uniti è oggi scesa ai livelli di trent’anni fa. Le chiusure dovute al Covid hanno reso ancora più evidente come asili e scuole non solo siano strumenti fondamentali per la formazione del capitale umano, ma come costituiscano una vera e propria infrastruttura di assistenza, su cui fanno affidamento i genitori, le imprese e l’intero sistema economico.

I quasi 2 mila miliardi di dollari del Families Plan creano o irrobustiscono misure di supporto alle famiglie e ai bambini. Il piano prevede la scuola materna gratuita per le famiglie a basso reddito e sussidi volti a garantire che nessuna famiglia con bambini di età inferiore ai 5 anni debba spendere più del 7 per cento del proprio reddito per la loro cura. Secondo la Casa Bianca, la misura produrrebbe un beneficio di quasi 15 mila dollari l’anno per la famiglia media. Il piano prevede anche due anni di università gratuita per tutti (inclusi i cosiddetti “dreamers”, gli immigrati arrivati negli Stati Uniti da bambini), attraverso i community college. Secondo Biden, ciò potrebbe aprire le porte dell’università a 5,5 milioni di studenti.

La terza principale misura del Families Plan è l’introduzione di un programma federale di congedo parentale, familiare e medico retribuito. Si tratta di un piano ambizioso che prevede un’attuazione graduale e che entro dieci anni garantirà a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori 12 settimane di congedo retribuito (fino all’80 per cento del salario per i lavoratori a basso reddito). Gli Stati Uniti sono l’unico paese ad alto reddito a non garantire congedi parentali; ma la pandemia ha evidenziato l’urgenza di questo tipo di sostegno, importante soprattutto per le giovani donne e per le persone con poche risorse e limitato accesso ad altre forme di supporto.

Per finanziare queste politiche, Biden prevede un aumento delle imposte sui dividendi e sulle plusvalenze finanziarie e un aumento dell’aliquota massima delle imposte sul reddito delle persone. Quest’ultima tornerebbe al 39,6 per cento, dopo essere stata   abbassata al 37 per cento da Donald Trump nel 2017 e la misura graverebbe sui percettori di un reddito superiore a 523 mila dollari (Biden ha promesso che non aumenterà le tasse sui redditi inferiori ai 400 mila dollari).

Il ruolo dello stato

Come già discusso in precedenza, i piani di Biden sono ambiziosi nella portata e innovativi per il contenuto delle misure. Tanti osservatori hanno evidenziato un cambio di paradigma rispetto alle politiche degli Usa degli scorsi decenni. In particolare, è evidente il ribaltamento delle politiche basate sui tagli fiscali. Ed è evidente l’affermazione del ruolo dello stato nell’economia, sia con investimenti diretti, sia con sussidi e altre misure che indirizzano le persone, le imprese, e le istituzioni (per esempio, quelle di ricerca) verso certi comportamenti. Anche il massiccio aumento della spesa sociale, le misure a sostegno delle famiglie e delle fasce più deboli della popolazione sono importanti novità per gli Stati Uniti, che tra i paesi ad alto reddito, tendono ad avere strumenti di supporto e protezione sociale state relativamente carenti.

Al tempo stesso, se si considerano i tre piani di Biden nel loro complesso, appaiono chiari elementi di fondo coerenti con “ricette” economiche standard. Infrastrutture (in senso lato) e capitale umano (dalla scuola materna all’università) sono essenziali per il funzionamento dell’economia, e investimenti in questi fattori aumentano la produttività dei lavoratori e delle imprese, stimolando la crescita. Come ha di recente evidenziato Martin Sandbu sul Financial Times, è un approccio che stimola “il lato dell’offerta”, ma che non si basa sul taglio delle tasse. E la scelta di irrobustire il sistema dei sussidi di disoccupazione, proteggendo i lavoratori anziché i posti di lavoro – ciò che facilita la scomparsa delle aziende meno efficienti e la nascita di altre plausibilmente meglio posizionate per il mondo post-pandemia – è coerente con una visione che assegna al mercato un ruolo centrale per la creazione del benessere. Mettere insieme interventi che favoriscono la produttività e misure volte a sostenere la partecipazione di gruppi sociali svantaggiati, rivendicando per lo stato un ruolo importante nel promuovere al tempo stesso crescita e giustizia sociale, è un tratto caratterizzante dell’agenda di Joe Biden.

Sarà un presidente “trasformativo” come lo è stato Franklin Delano Roosevelt con il New Deal? È presto per dirlo. Il Jobs Plan e il Families Plan non sono stati approvati dal Congresso, e non è chiaro se passeranno così come sono o se subiranno modifiche che potranno ridurne la portata, nel tentativo di convincere i repubblicani moderati. Il fatto che il Families Plan proponga di estendere i crediti d’imposta per i figli minori (misura introdotta in via temporanea con il Rescue Plan) fino al 2025 anziché renderli permanenti, è un’indicazione di come potrebbero andare le cose per altri provvedimenti che rafforzano il welfare state.

D’altra parte, le leggi non sono l’unico modo in cui un presidente può influenzare l’economia e la società. Per esempio, l’aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora è stato stralciato dall’American Rescue Plan ed è improbabile che sia approvato da questo Congresso perché questo tipo di riforme necessita di una maggioranza di 60 voti al Senato e i democratici ne hanno appena 50. Eppure, nei mesi scorsi un numero crescente di grandi aziende (incluse Amazon, McDonalds e Chipotle) ha annunciato l’intenzione di aumentare volontariamente a 15 dollari il salario dei propri dipendenti. Un’interpretazione di ciò è che Joe Biden e, ancora prima, gli esponenti della sinistra democratica che da tempo spingono per aumentare il salario minimo, sono riusciti a rendere la cifra dei 15 dollari un punto focale, attorno al quale si coordinano le decisioni volontarie degli agenti economici. Cambiare la percezione di cosa costituisce un salario minimo dignitoso è, forse, non meno trasformativo di un’imposizione per legge.

 

*da La voce, 27/05/2021

**Professore alla Johns Hopkins University, Carey Business School. E’ stato consulente della Banca Mondiale, dell’Ufficio Internazionale del Lavoro, del Development Programme delle Nazioni Unite e del National Marrow Donor Program degli Stati Uniti.

 

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