il progetto di una Costituzione della Terra ha avuto una sorta di battesimo il 24 novembre scorso, nel quadro delle ricchissime iniziative del Festival della pace di Brescia, che promosso dal Comune e dalla Provincia di quella città, ha tra i suoi meriti anche quello di promuovere l’adesione dell’Italia al Trattato per la interdizione delle armi nucleari. Nell’Incontro, in cui il prof. Ferrajoli ha illustrato l’iniziativa costituente e Tecla Mazzarese i relativi “materiali” pubblicati dall’editore Giappichelli, il presidente del Consiglio comunale, Roberto Cammarata, che lo moderava, ha anche letto il possibile “Incipit” di una Costituzione della Terra che potrebbe dire così: “Noi abitanti della Terra che veniamo da immense gioie e indicibili sofferenze, decidiamo di vivere insieme, nessuno escluso, in pace, senza armi d’offesa, senza fame omicida, senza muri violenti, e volendo salvare la Terra ci diamo la seguente Costituzione:…”.
Hanno partecipato al dibattito anche i professori Francesco Pallante, Fabrizio Sciacca e Franco Ippolito; non disponiamo dei testi degli interventi ma sulle origini del progetto costituente nella storia politica e culturale del Novecento si può trovare nel sito l’intervento di Raniero La Valle. In particolare vi è citata come precedente la proposta di un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, che Mikhail Gorbaciov e Rajiv Gandhi, come laeders politici di un quinto dell’umanità del tempo, avanzarono con la “dichiarazione di Nuova Delhi” del 27 novembre 1986, fondata su dieci principi fondamentali di cui i primi tre recitavano:
“1. La coesistenza pacifica deve diventare una norma universale dei rapporti internazionali:
nell’era nucleare è indispensabile ristrutturare le relazioni internazionali, affinché il confronto sia soppiantato dalla cooperazione e le situazioni di conflitto siano risolte con mezzi politici pacifici e senza ricorrere alle armi.
“2. La vita umana dev’essere considerata il valore supremo:
il progresso e lo sviluppo della civiltà umana possono essere assicurati in condizioni di pace e soltanto dal genio creativo dell’uomo.
“3. La nonviolenza dev’essere alla base della vita della comunità umana:
la filosofia e la politica fondate sulla violenza e sull’intimidazione, sulla disuguaglianza e sull’oppressione, sulla discriminazione di razza, di fede religiosa o di colore della pelle sono immorali e inammissibili. Esse sprigionano uno spirito di intolleranza, sono deleterie per le nobili aspirazioni dell’uomo e negano tutti i valori umani”.
Quell’antica proposta dimostra come un mondo così può essere pensato in sede politica e perseguito da poteri responsabili. Purtroppo i protagonisti di allora, a cominciare dagli antagonisti occidentali dell’Unione Sovietica, non erano disponibili a realizzarla, come fu dimostrato tre anni dopo dalla miope reazione alla decisione politica di Gorbaciov di far venir meno il muro di Berlino e di passare dalla guerra fredda alla pace; nell’intervento citato si racconta di una visita scoraggiante di parlamentari italiani al Dipartimento di Stato e al Pentagono proprio l’8 novembre dell’89 e poi della risposta del generale americano che volava 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno sui cieli dell’America per essere pronto in ogni evenienza a scatenare l’ecatombe nucleare; a chi lo incitava lietamente in un collegamento da terra a scendere perché la guerra ormai era finita, rispondeva che la guerra doveva restare sempre pronta all’esercizio. Se invece davvero quel generale fosse sceso e si fosse creduto alla pace, tutto il corso della storia successiva sarebbe stato diverso. La guerra del Golfo era vicina.
*da Newsletter 55 del 1/12/2021