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Prevenzione e contrasto dell’evasione per gli Enti non profit

Lo scorso 6 agosto l’Agenzia delle Entrate ha diffuso la Circolare n. 25/E recante gli indirizzi operativi per la Prevenzione e contrasto dell’evasione per l’anno 2014.

Il documento espone gli indirizzi che l’Agenzia opererà per gli anni 2014-2016 per il raggiungimento degli obiettivi affidati al Governo dalla «legge delega fiscale» (art. 3 e 9 della L. 11 marzo 2014, n. 23, in materia, rispettivamente, di stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e di rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo) e dall’art. 6 del decreto legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, che impegna il Governo a relazionare le Camere sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale e sui risultati conseguiti e attesi.

In concreto, il rafforzamento del contrasto all’evasione e all’elusione fiscale proseguirà ad essere basato su un’attenta e strutturata analisi del rischio, riferita a ciascuna macro-tipologia di contribuenti, che valorizzi la conoscenza delle dinamiche economiche presenti in ciascuna realtà provinciale acquisita dagli studi predisposti dai diversi enti che svolgono indagini statistiche sui vari indicatori economici presenti nelle diverse realtà regionali.

Nella Circolare vengono altresì indicati gli indirizzi contenuti nelle comunicazioni di servizio e note operative che hanno accompagnato segnalazioni, liste di soggetti e applicazioni di supporto all’attività di controllo, con riguardo alle attività di controllo fiscale destinate, in modo specifico, alle diverse macro-tipologie di contribuenti e che quindi integrano nel loro complesso la peculiare strategia da adottare per ridurre i rischi di evasione/elusione che caratterizzano ciascuna delle dette macro-tipologie (attività specifiche). Tra le macro-tipologie vengono individuati gli Enti non commerciali, Onlus e altri soggetti che fruiscono di regimi agevolativi (società cooperative e settore agricolo). 

In effetti numerosi studi e osservatori denunciano l’avanzare di uno scenario di illegalità e complicità diffusa nel non profit. In particolare sembra diffuso un fenomeno preoccupante che minaccia la cooperazione autentica: la cd. cooperazione «spuria» (o falsa, senza finalità mutualistica e spesso illecita e illegale). Una realtà che esiste da anni, ma che ultimamente si è sviluppata in modo rilevante. Si tratta di imprese che usano la forma cooperativa, ma senza alcun fine mutualistico, dove i soci lavoratori non sanno di essere soci dalla cooperativa, lavorano in nero, spesso sono migranti, sottopagati, a volte forniti di permessi di soggiorno falsi e sottoposti a continui ricatti.

Dietro queste cooperative ci sono proprietà fantasma, prestanome e caporali; le assunzioni sono in nero, tasse e contributi evasi, l’assenza per malattia o la maternità non sono retribuite e le ferie sono inesistenti. Quando sono sottoposte a controllo ci si trova di fronte a società già in liquidazione, patrimoni ridotti a zero e amministratori fittizi. Le cooperative che chiudono sono pronte a rinascere con nuovo nome e nuovi prestanome. E magari con gli stessi lavoratori.

A livello nazionale, nella cooperazione i settori più a rischio sono quelli della logistica, outsourcing, sanità, informatica, edilizia, telecomunicazioni, pulizie, intermediazione finanziaria, formazione privata. Sempre nella cooperazione va tenuto conto uno dei settori più strettamente connessi all’agromafia(specie nel Centro-nord Ovest), ovvero alle situazioni di contatto e infiltrazione delle mafie storiche con la terra e l’agricoltura. Almeno per quanto attiene ai dati formali, il settore agricolo ha una componente prevalente di forza lavoro a tempo determinato a carattere stagionale, e una elevata quota di immigrati. Il fenomeno del lavoro nero in agricoltura è, come noto, connesso a quello del caporalato ovvero l’intermediazione illecita di manodopera. In ragione della generale tendenza in aumento delle imprese agricole ad esternalizzare mediante appalti alcune fasi del processo produttivo, sta aumentando – contestualmente – la costituzione di società da parte di soggetti facenti riferimento alla criminalità, organizzata e non, che – dietro l’apparenza formale di offrire servizi agli imprenditori agricoli – di fatto effettuano appalto illecito di manodopera. Si tratta di imprese cosiddette “senza terra” (iscritte dall’Inps nel settore agricolo) che, con un uso improprio di contratti di appalto di servizi, hanno di fatto fornito in modo irregolare manodopera subordinata alle aziende agricole.

Anche per contrastare questi fenomeni l’Agenzia delle Entrate ribadisce la necessità che le Direzioni Provinciali concentrino la loro attività nei confronti dei soggetti che apparentemente si presentano come non profit, ma in realtà svolgono vere e proprie attività commerciali, evitando di perseguire situazioni di minima rilevanza, che nonostante le ridotte dimensioni assumono evidente rilievo sociale in relazione al contesto in cui operano gli enti, come nei casi, ad esempio, in cui l’attività istituzionale riguardi la formazione sportiva per giovani, oppure sia rivolta ad anziani o a soggetti svantaggiati.

Del pari, l’attività di controllo nei confronti delle Onlus sarà specificamente indirizzata a verificare che le attività in concreto esercitate siano effettivamente ricomprese tra quelle ritenute meritevoli dalla normativa di settore, evitando rilievi e contestazioni di carattere meramente formale che impattano negativamente sulle organizzazioni che meritoriamente operano nel mondo del volontariato. In dettaglio, rispetto ai soggetti iscritti all’Anagrafe delle Onlus, nell’analisi del rischio si terrà conto principalmente degli elementi che eventualmente dovessero emergere nel corso del controllo preventivo effettuato dalle Direzioni Regionali.

Per quanto riguarda, invece, le organizzazioni di volontariato, che devono risultare iscritte negli specifici registri tenuti dalle Regioni o dalle Province, le Direzioni Regionali promuoveranno la stipula di specifici accordi o protocolli d’intesa con gli enti territoriali di competenza, diretti all’acquisizione dei dati e delle informazioni riguardanti tali soggetti, al fine di migliorare la conoscenza di tale settore e conseguentemente l’efficacia dell’azione di contrasto. 

Per quanto concerne, ancora, il regime agevolativo previsto per le società cooperative, la selezione degli Uffici deve indirizzarsi prioritariamente ai soggetti che si qualificano come cooperative, ma non risultano iscritti nel relativo Albo, nonché nei confronti di quelli per i quali vengono rilevati specifici indicatori di rischio, costituiti, tra gli altri, da crediti Iva di importo elevato non giustificati in base al settore di attività o al volume d’affari, da perdite di esercizio sistematiche che denotano situazioni apparentemente antieconomiche, da brevi periodi di attività, da evidenti incoerenze degli indicatori gestionali (quale, ad esempio, il costo del lavoro rispetto ai ricavi di vendita) o dall’omessa dichiarazione degli elementi rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore. 

Con riferimento, infine, al rischio di utilizzo abusivo delle agevolazioni fiscali riservate al settore dell’agricoltura, la selezione dei soggetti nei cui confronti indirizzare l’attività di controllo deve essere eseguita tenendo conto prioritariamente delle imprese che svolgono le c.d. “attività connesse” (manipolazione, commercializzazione e trasformazione) aventi ad oggetto prodotti agricoli acquisiti prevalentemente da terzi. Richiedono, infine, un’attenzione specifica le posizioni dei soggetti che si qualificano come esercenti attività agricola e nel contempo svolgono vere e proprie imprese commerciali di ristorazione e/o alberghiere dissimulate sotto forma di agriturismo.

 

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