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Tagli alle politiche sociali e linee guida discutibili

Dopo la Conferenza Unificata del 7 maggio scorso – che ha ripartito gli ulteriori fondi destinati al Piano per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio–educativi per la prima infanzia (Piano Asili Nido: 100.000.000 euro), al Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (13.000.000 euro), e alla ripartizione del fondo nazionale per le politiche giovanili (3.924.690 euro) – la Segreteria della Conferenza delleRegioni e delle Province autonome (Settore salute e politiche sociali) ha fatto il punto delle risorse disponibili complessivamente  a livello nazionale per le politiche sociali per il 2015.

Le informazioni riguardano sei fondi: Fondo nazionale politiche sociali ( tabella 1); Fondo per le non autosufficienze (tabella 2) ; Fondo nazionale delle politiche per la famiglia ( tabella 3) ; Fondo nazionale per le politiche giovanili (tabella 4) ; Fondo pari opportunità ( tabella 5) ; Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ( tabella 6). Vengono inoltre riportati i dati riassuntivi dei Fondi politiche sociali ( tabella 7)  e di altri fondi per le politiche sociali ( tabella 8) .

E’ soltanto il caso di ricordare che le risorse nazionali per le politiche sociali non si esauriscono  con questi fondi che comprendono, ad esempio, i trasferimenti monetari dell’INPS e, attualmente, quelli relative alla PAC del Ministero degli Interni che interessano le regioni  Convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia)

Il  dossier preparato dalla citata Segreteria riporta per i singoli fondi, la base giuridica, la serie storica degli stanziamenti, le quote regionali e i tempi di ripartizione e consente di confermare o effettuare alcune considerazioni sul sistema di finanziamento delle politiche sociali e sulle relative lacune.

Innanzitutto, la limitatezza dell’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione: ciò è largamente condiviso dagli analisti ed operatori. Il dato quantitativo presentato non è in grado di evidenziare gli aspetti qualitativi: la complessiva prevalenza dei trasferimenti monetari rispetto alla erogazione dei servizi pubblici o privati; il carattere di investimento della spesa sociale e la collegata assenza della logica generativa delle misure. A maggior ragione l’assenza di interventi quale il reddito minimo di inserimento.

In secondo luogo, la frammentazione dei finanziamenti in vari interventi,in assenza di una qualsiasi visione strategica e nella logica “ogni finalità, anche aggiuntiva, un fondo”.  Senza il riordino  del precedente assetto. Già a partire dal centro, si consolida una gestione settorializzata che si trasferisce ai livelli istituzionali regionali e sub regionali, presentando barriere alla necessità di coordinamento,  integrazione e ottimizzazione. Compresa la necessità di assicurare livelli minimi di prestazioni nei vari territori.

In terzo luogo, l’assenza di una programmazione pluriennale delle risorse nei vari interventi. La previsione temporale delle disponibilità varia a seconda degli interventi. Lo stesso ammontare non garantisce livelli costanti per gli anni contemplati, non fornendo così certezza di finanziamento delle prestazioni, pregiudicandone il mantenimento dei livelli nel tempo.

In quarto luogo, si manifesta una divaricazione, variabile per tipo di fondo, tra il momento della definizione legislativa degli stanziamenti – quasi sempre in sede di legge finanziaria o di stabilità – il raggiungimento delle intese tra Stato e Regioni per la ripartizione delle risorse, e i provvedimenti di attuazione centrali e territoriali. Ciò influenza i tempi di erogazione delle misure a livello territoriale.

Valutando, quindi, il quadro riassuntivo, pur se parziale, si conferma  con forza la necessità di intervenire a riordinare, in modo graduale ma complessivo, la politica sociale. Anche approfittando della prossima programmazione dei fondi europei. 

Tabella 1

 

Tabella 2    

 

Tabella 3

 

Tabella 4   

 

Tabella 5

 

Tabella 6

 

Tabella 7

 

Tabella 8

 

 

Note

i –  trasferimenti assistenziali INPS sono riferibili a: indennità di accompagnamento, pensione assistenziale, pensione di guerra, pensione sociale.

ii – Il programma mette in campo risorse aggiuntive destinate ai servizi di cura del territorio: servizi all’infanzia (0-3anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65). La dotazione finanziaria iniziale di 730 milioni (400 per i servizi di cura all’infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti), con la legge di Stabilità 2015 ha subito un taglio di oltre 102 milioni di euro, cosicché la dotazione attuale ammonta a 627 milioni di euro. Principali obbiettivi del programma sono:

1) servizi all’infanzia:

ampliamento e consolidamento dell’offerta complessiva dei servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi) ed il loro riequilibrio territoriale (avvio dei servizi nelle aree dove questi sono molto deboli o inesistenti).​

2) servizi agli anziani non autosufficienti:

​ampliamento dell’offerta complessiva dei servizi domiciliari ovvero l’attivazione di tali servizi nelle aree dove questi sono molto deboli o inesistenti.

 

 

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