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Un commento dal punto di vista della finanza etica

Il movimento che in Italia ha portato alla nascita di Banca Etica ha definito la finanza etica come una finanza che si fa domande sulle conseguenze non economiche delle azioni economiche. 

E’ una definizione che nasce dalle domande di senso su risparmio ed investimenti da parte dei risparmiatori, soprattutto nei paesi in cui i mercati finanziari sono maturi. 

Cosa fanno i miei risparmi la notte? Come sono usati dalla finanza?

Alle radici di queste domande, solo apparentemente semplici, c’è l’impegno, l’inquietudine, la passione di chi vuole un mondo migliore e si impegna quotidianamente in questa direzione. L’impegno civile, l’impegno per i diritti umani, la solidarietà, l’ecologia sono di stimolo alla ricerca di comportamenti coerenti in finanza e quindi in economia.

Per questo l’Enciclica Laudato si di Papa Francesco rappresenta uno stimolo notevole per la finanza etica. Per le conferme, per le novità, per gli stimoli che suscita.

Le conferme riguardano soprattutto i temi dell’ecologia e dell’uso e distribuzione delle risorse naturali. I temi trattati non sono nuovi al mondo ecologista e come tali noti alla finanza etica: clima, acqua, biodiversità, risorse. Con decisione, si trattano i temi ecologici integrandoli con le questioni sociali, con la qualità della vita sulla terra, con l’iniquità. Si sottolinea la debolezza delle reazioni politiche e di governo ad una situazione critica.

Anche il tema della critica alla fede cieca nella tecnologia non è nuovo al pensiero ecologista, soprattutto la dove questo fa notare come spesso ad aumenti di efficienza  (ad esempio energetica) corrispondano aumento dei consumi e quindi risultati netti peggiori in termini di consumo della natura. Ma nell’Enciclica si critica in modo più ampio e deciso l’approccio solo tecnologico alle problematiche ambientali riconoscendo il valore non sostituibile degli ecosistemi e la validità del principio di precauzione: un approccio non comune a tutto il mondo ecologista.

Le novità  presenti nell’Enciclica sono diverse, ma mi concentro su tre di queste.

La prima e più evidente, sulla quale non ho la presunzione di entrare nel merito, è l’aver incardinato nel capitolo secondo, le osservazioni connesse all’ecologia con i riferimenti teologici e dottrinali della chiesa cattolica. E’ una novità per la semplicità e la decisione con cui tale connessione è analizzata. E’ un fatto importante e forse non del tutto scontato: si sottolinea tra l’altro la necessitò di un rapporto armonioso con la creazione (comunione universale e destinazione comune dei beni), riaffermando con forza un principio non certo in voga nell’attuale sistema economico, ossia “la subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni” (93).

La seconda riguarda l’attenzione ai temi economici. I termini economico-finanziari compaiono nel testo in misura quasi pari ai termini che indicano la natura, il Creato. L’Enciclica affronta in modo deciso le questioni economiche come fortemente legate agli effetti sulle questioni ambientali e sociali e viceversa. Addirittura si parla di finanza ben 20 volte.

La terza riguarda una critica decisa alla finanza ed in particolare al fatto che finanza e tecnologia sono alla basa del concetto (sbagliato) di crescita illimitata (106).

Le parole dell’Enciclica sono dure in tal senso, si afferma che il paradigma tecnocratico faccia si che la finanza sottometta la politica (54) e soffochi l’economia reale (109). Che la rendita finanziaria minacci la rendita della natura (194). Addirittura si critica la modalità con cui si è attuato il salvataggio delle banche a livello internazionale, all’inizio della crisi finanziaria, come un occasione persa per poter riformare la finanza (189) 

Gli stimoli che derivano dall’Enciclica sono quindi molteplici.

Per la finanza etica si tratta in primo luogo di uno stimolo forte a proseguire nel suo percorso con decisione e professionalità. Nonostante le buone performance degli ultimi anni realizzate dalle banche basate sui valori a livello mondiale rispetto  alle 29 banche sistemiche mondiali, c’è ancora molto da fare (http://www.gabv.org/wp-content/uploads/Real-Economy-Real-Returns-GABV-Research-2014.pdf). 

La forte critica alla cultura dello scarto collegata alla richiesta di limiti per la finanza non può che interrogare la finanza etica. Come si “smonta” nel nostro vissuto economico quotidiano questa cultura dello scarto? Con che modalità si può fare impresa e finanziare imprese che rispondano agli stimoli di un economia più giusta che vengono dall’Enciclica?

L’approccio globale richiesto alla finanza ed all’economia dal Papa stimola la finanza etica ad uscire dalla nicchia del solo finanziamento di attività positive ed a favore della collettività per interrogarla su come riuscire a ipotizzare una finanza complessivamente diversa.

Infine è significativo che nell’Enciclica si usino i termini efficienza/efficacia oltre 20 volte, ma è interessante notare come questi termini, che in economia si usano quasi esclusivamente per misurare le performance economiche, vengano invece usati in senso positivo per misurare le performance di equità, giustizia, salvaguardia del creato.

Si può essere efficienti massimizzando ritorni diversi dal profitto economico o finanziario: è un tema caro alla finanza etica e sul quale siamo stimolati a lavorare di più. Infatti nell’Enciclica si pone l’accento sulla debolezza dei sistemi di misurazione, di valutazione, di rendicontazione sulle performance socio ambientali delle imprese. “Misurare meglio” (183) e identificare i “costi occulti” (195) rappresentano una sfida per tutti oggi, se vogliamo dare almeno pari dignità alle performance socio ambientali rispetto a quelle economiche. 

In pratica si esorta a far si che il profitto non sia più l’obbiettivo unico dell’azione economica o finanziaria, ma torni ad essere un vincolo di sostenibilità di lungo periodo.

Le domande che ci pone l’Enciclica, partendo dalla questione ambientale finiscono per essere ottime domande per provare a costruire una finanza più vicina all’economia reale e capace di dare risposte alle sfide ambientali e sociali del nostro tempo.

 

 

 (*) Presidente Banca Etica

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