La mobilità in ambito urbano costituisce senz’altro uno dei parametri che fa la differenza della qualità della vita e del benessere personale e sociale nelle città e in quelle più grandi in particolare e concorre a determinare la qualità dell’aria che a sua volta costituisce un fattore decisivo nel qualificare lo stato di benessere sanitario della popolazione urbana.
La mobilità sostenibile è la sottolineatura di come anche la mobilità è sottoposta ad un cambio di visione e di impostazione che riguarda tutti gli aspetti dello sviluppo che deve incorporare il valore ambientale come parametro decisivo per assurgere ad acquisire il valore di sviluppo sostenibile.
Se lo sviluppo non assume il parametro sostenibile, cioè il rispetto e la tutela dell’ambiente, perde il connotato di benessere e di effettivo progresso sociale, perché ci sono dei costi nascosti che vengono scaricati sui singoli, sulla collettività e sui più poveri e deboli della società come lucidamente analizzato e denunciato da Papa Francesco nella Lettera enciclica “Laudato sii”.
Nel caso della mobilità, sono i tempi persi negli ingorghi, gli incidenti e gli infortuni dei più deboli: pedoni, ciclisti, anziani, bambini e le malattie respiratorie e cardiache dovute alla pessima qualità dell’aria e allo stress da traffico.
L’assunzione del parametro ambientale ha inciso su tutti i diversi fattori che compongono il complesso mondo della mobilità. La qualità dei carburanti, con l’eliminazione del piombo dalle benzine, l’efficienza dei componenti dell’auto come le marmitte catalitiche ed altre apparecchiature, l’efficienza dei motori con un limite alle emissioni di CO2 come media sulle vetture collocate sul mercato o come limite di biossido di azoto per chilometro percorso.
Ma l’assunzione del miglioramento ambientale quale necessità e qualità dello sviluppo non incide solo sui prodotti e sui processi produttivi, costringendo le aziende ad investimenti considerevoli nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, ma sullo stesso modo di pensare, organizzare e progettare la mobilità.
Con il primo decreto ministeriale del 27 marzo 1997 “La mobilità sostenibile in ambito urbano” venivano configurate nuove figure professionali e servizi di mobilità. Veniva fatto obbligo alle imprese con organici superiori alle 300 unità di avere un responsabile degli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti, un “mobility manager” e ai Comuni un “mobility manager di area” per raccogliere e organizzare le domande e le richieste dei mobility manager aziendali. Inoltre nascevano i nuovi servizi di car pooling (una vettura per più colleghi) e car sharing (auto pubblica riservata a gruppi di abbonati).
Quindi la mobilità sostenibile genera e continuerà a generare nuove figure professionali e nuova organizzazione sociale di servizi. Lo stesso sindacato ha innovato la contrattazione con i Buoni trasporto per l’acquisto di titoli di trasporto pubblico ed altre richieste come la copertura dei costi degli abbonamenti o le rateizzazioni degli abbonamenti nelle mensilità retributive.
Nel collegato ambientale della legge di stabilità del 2015 vengono messi a disposizione delle città con oltre 100.000 abitanti 35 milioni per progetti di mobilità sostenibile riferiti agli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola, compresi l’erogazione di “BUONI MOBILITA’” a titolo gratuito ai lavoratori che usano mezzi di trasporto sostenibili.
Se leggiamo , a seguire, una breve sintesi del nono rapporto sulla mobilità sostenibile nelle principali 50 città italiane, redatto da Euromobility**, l’associazione italiana dei mobility manager, registriamo nelle affermazioni del presidente di Euromobility Roberto Maldacea come “…da una importante ricerca condotta da Euromobility in collaborazione con Enea, emerge che gli interventi dei mobility manager in Italia generano sempre sostanziali cambiamenti nelle modalità di spostamento delle persone con conseguenti vantaggi per il territorio, l’ambiente e la qualità dell’aria, ma anche economici per l’utente.
La stessa ricerca ha confermato, inoltre, la necessità di introdurre efficaci sistemi di misurazione dei benefici sostenibili ottenuti dalle iniziative di mobility management, benefici di tipo economico, energetico e ambientale. Misurare la sostenibilità delle iniziative dei mobility manager vuol dire da un lato stimolare la nuova mobilità, facendo bene alla natura, e dall’altro, disporre di dati certi per stimolare le persone e le aziende con sistemi premianti ed incentivanti”.
Sempre dal nono rapporto sulla mobilità sostenibile di Euromobility emerge ancora la crescita di modalità innovative rispetto al tradizionale acquisto e possesso della propria autovettura, come sottolineato dal suo direttore scientifico Lorenzo Bertuccio. “Si conferma come la cosiddetta sharing mobility è ormai una realtà consolidata, almeno nei desideri dei cittadini: gli utenti dei servizi di bike sharing sono cresciuti rispetto all’anno precedente di quasi 11 punti percentuali e quelli dei servizi di car sharing convenzionale di oltre 21 punti, raggiungendo questi ultimi quasi quota 30.000, ai quali si aggiungono gli utenti dei servizi di car sharing cosiddetti free floating, cioè senza vincoli di parcheggio, superiori a 300.000 utenti a fine 2014. Le città sembrano finalmente aver compreso il cambio di atteggiamento dei cittadini, crescono infatti sia il numero di biciclette in sharing +17%, sia le auto condivise dei servizi convenzionali +22,8%: queste ultime superano nel 2014 le 700 unità e ad esse si affiancano le quasi 3.500 vetture del car sharing free floating”.
Purtroppo il 2014 registra una riduzione dei servizi di trasporto pubblico offerti ai cittadini in 43 città delle 50 del Rapporto, ma per fortuna anche qualche segnale positivo dall’area meridionale del Paese.
Per il 2016 c’è da aspettarsi un cambio di velocità, o quanto meno di tendenza, anche per il trasporto pubblico locale a causa della crisi ambientale della qualità dell’aria di quest’inverno tra dicembre e gennaio che ha comportato il blocco del trasporto privato per diversi giorni in tutte le grandi città italiane. Ci sono in arrivo provvedimenti in favore degli acquisti di nuovi mezzi pubblici e di strumenti finanziari che possono accelerare la disponibilità di nuovi treni nei trasferimenti di livello locale e regionali.
La mobilità sostenibile riprende quota con nuove professionalità, ruoli, investimenti, servizi e possibilmente anche con una nuova capacità di contrattazione dei sindacati e una maggiore disponibilità di collaborazione delle imprese nella contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale.
Realizzare buoni sistemi innovativi di mobilità sostenibile significa anche poter esportare nuove conoscenze, apparati e servizi di cui tutto il mondo ha bisogno, visto che nel 2050 il 70% della popolazione mondiale, oltre 9 miliardi, vivrà, abiterà e si muoverà in ambito urbano.
(*) Responsabile Ambiente Cisl nazionale
(**) Per il 9° Rapporto di Euromobility sulla mobilità sostenibile nelle principali 50 città italiane:
http://www.euromobility.org/osservatorio-2015/