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La busta paga nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici

Il 10 aprile 2024 si è conclusa la fase di assemblee e consultazioni delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici del settore industriale per l’approvazione della piattaforma delle richieste per il rinnovo del CCNL in scadenza il 30 giugno 2024. Una consultazione che oltre a riscontrare un elevatissimo consenso, oltre il 97% dei voti validi, ha visto una partecipazione al voto maggiore di altri rinnovi contrattuali. Segnali certamente incoraggianti di sostegno alla trattativa che partirà il prossimo mese e vedrà i metalmeccanici impegnati nel corso del 2024. 

L’alta partecipazione rappresenta anche un forte segnale positivo rispetto alla conduzione e ai risultati contrattuali del passato rinnovo. Prova ne è, il primo questionario tra gli iscritti di Fim-Fiom-Uilm, che ha preceduto la presentazione della piattaforma, che ha visto  il 97% degli iscritti esprimere  la consapevolezza che il CCNL è uno strumento essenziale per l’aumento dei salari e che per il 75% di essi ritengono che il contratto abbia risposto positivamente alla difesa del potere di acquisto dei salari. 

Le soluzioni individuate nel passato rinnovo contrattuale hanno rappresentato un valido strumento di risposta alle impennate inflattive del periodo 2022-2023. Nello specifico pur avendo contrattato per il quadriennio 2021-2024 un incremento complessivo del 6,3% pari a 112 € (Liv. C3), raggiunto grazie all’attuazione della riforma dell’inquadramento professionale che ha consentito aumenti sui minimi superiore al 3,2% dell’inflazione Ipca prevista, l’erogazione effettiva sarà superiore ai 300 euro mensili. 

L’adeguamento dei minimi alle variazioni Ipca in costanza di vigenza contrattuale è stato possibile grazie alla clausola di garanzia inserita nel CCNL, che prevede aumenti salariali collegandoli all’inflazione consuntivata, quando quest’ultima supera il valore dei singoli aumenti salariali pattuiti in sede di rinnovo contrattuale. E’ per questo motivo che la terza e la quarta trance di aumento salariale saranno complessivamente di 250 euro anziché le 62 contrattate.

Un unicum contrattuale che ha consentito di rispondere in maniera più puntuale alla necessità di tenuta del potere d’acquisto, che i metalmeccanici ribadiscono nelle modalità di richiesta del prossimo rinnovo contrattuale.

La richiesta salariale presentata per il prossimo rinnovo prevede un incremento salariale di 280 euro mensili. Una richiesta salariale importante, che tiene in considerazione sia gli aspetti di tenuta e rafforzamento del potere d’acquisto dei salari che gli aspetti legati ai processi di trasformazione e di innovazione organizzativa a partire dal valore del lavoro e della professionalità. 

Se la copertura contrattuale del livello contrattuale nazionale consente di attuare una tutela diffusa, sia delle richieste salariali che normative, per tutti i metalmeccanici la stessa cosa non si può sostenere per la contrattazione di secondo livello. Nello specifico, in circa il 70% delle aziende dove è concentrato circa il 30% dei lavoratori metalmeccanici, non siamo in presenza di una contrattazione decentrata. In particolare, sono contesti di piccole dimensioni dove l’azione sindacale non riesce ad imporre il livello contrattuale previsto dal Patto per la Fabbrica. Assume pertanto una rilevanza rivoluzionaria per la categoria la richiesta di modifica dell’attuale formulazione dell’elemento perequativo introdotto dal 2008, rendendo certa la sua erogazione nei casi aziendali in cui non è in vigore un premio di risultato o altre voci retributive derivanti da contrattazione collettiva. L’obiettivo è di consentire anche ai quei contesti dove permane una scopertura della contrattazione decentrata un’erogazione compensativa di un premio pari a 700 euro. La sua risoluzione consentirebbe di sanare un vulnus che si trascina dalla prima intesa del 1992 sulla politica dei redditi e sul sistema contrattuale e rappresenta uno dei tanti elementi problematici della crescita dei salari nel nostro Paese. 

Al fine di rafforzare l’impianto complessivo salariale abbiamo avanzato anche il tema dell’efficacia degli aumenti contrattuali al fine di evitare forme di assorbimento dei superminimi individuali, particolarmente pesanti in situazioni di ripresa inflattiva. 

Non poteva sfuggirci l’importanza “inclusiva” del CCNL e soprattutto la tenuta complessiva di un contratto che riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori. Quando la contrattazione assume una rilevanza importante all’interno di un settore, il rischio di fuga dal CCNL, rischia di essere l’esercizio più praticato da imprese e consulenti senza scrupolo interessati solo a mere operazioni di abbassamento dei salari e dei diritti. E’ per questo motivo che abbiamo previsto la necessità di garantire l’applicazione del CCNL anche nei casi di riorganizzazione/razionalizzazione e di transizioni che comportano modifiche societarie e anche nei casi di appalti, quando siamo in presenza di medesimo campo di applicazione. 

Abbiamo quindi davanti una trattativa di rinnovo del contratto che presenta difficoltà e ostacoli con la rappresentanza degli industriali metalmeccanici, che già dalla prima lettera di risposta al nostro invio della piattaforma, parla di “evidenti deviazioni” rispetto alle regole confederali e del CCNL. Difficoltà, che ci auguriamo possano essere superate dalla capacità dimostrata nel passato dalle parti di individuare soluzioni negoziali. Altrettanto fondamentale sarà la capacità delle Confederazioni di trovare soluzioni fiscali con il Governo Italiano in grado di promuovere con una fiscalità di vantaggio le nostre intese contrattuali, visto che la nostra capacità di essere autorità salariale, è condizionata dalla questione fiscale, che per molti lavoratori ha sottratto fino al 40% degli ultimi incrementi economici. 

*Segretario Generale FIM-CISL

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