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Verso una stabilizzazione dei rapporti di lavoro

La II° Nota Trimestrale del 2016, tratta dal Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro, analizza le attivazioni e le cessazioni (nonché le trasformazioni) dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato aggiornati a giugno 2016, da cui emergono informazioni in chiaroscuro, che necessitano di una chiave di lettura condivisa.

Nel II trimestre del 2016 si registra innanzitutto un calo del numero di attivazioni rispetto allo stesso periodo del 2015 (-12,1%), che evidenzia una riduzione soprattutto dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (-29,4%) e dei contratti di collaborazione (-25,4%). Rispetto al totale di 2.454.757 rapporti di lavoro attivati, essi corrispondono a 1.848.138 lavoratori. La maggior parte di questi ha un’età compresa tra 25 e 34 anni (il 28%) e tra i 35 e i 44 anni (il 24,1%). Il numero medio di avviamenti per individuo è quindi pari a 1,33 (era 1,38 nel secondo trimestre 2015): ciò sta a significare una maggiore permanenza sul lavoro da parte degli individui interessati da nuove attivazioni ovvero percorsi lavorativi meno frammentati nel periodo analizzato.

 

Grafico 1. Variazione tendenziale dei rapporti di lavoro attivati e dei lavoratori coinvolti (valori percentuali). Serie storica I trimestre 2010 – II Trimestre 2016

 

Fonte: Sistema Informativo Statistico delle C.O. (Ministero del Lavoro) – II° Nota Trimestrale 2016

 

 

 

Grafico 2. Distribuzione percentuale dei rapporti di lavoro attivati per tipologia di contratto (composizione percentuale). II Trimestre 2016

Fonte: Sistema Informativo Statistico delle C.O. (Ministero del Lavoro) – II° Nota Trimestrale 2016

 

La Tabella successiva presenta la distribuzione regionale delle assunzioni nel primo trimestre 2016. Il Lazio (348.112 unità), la Lombardia (331.334 unità), la Puglia (281.726 unità), la Sicilia (196.166 unità), l’Emilia Romagna (195.722 unità) e la Campania (186.937 attivazioni) sono le Regioni nelle quali si concentra il maggior numero di rapporti di lavoro attivati, pari al 62,7% del totale delle assunzioni nazionali.

In termini di dinamica delle attivazioni a livello territoriale, rispetto al secondo trimestre 2015, si osserva una riduzione generalizzata, seppure con differenti intensità: rispetto al dato nazionale, pari a -12,1%, le Regioni che presentano cali più sostenuti sono: il Piemonte (-19,9%), il Lazio (-18,3%), il Friuli Venezia Giulia (-17,4%), l’Abruzzo (-17,3%) e il Molise (-17,2%). Decrementi inferiori alla media nazionale si rilevano nelle Province Autonome di Trento e Bolzano (-2,8% e -3,6% rispettivamente), Sicilia (-4,1%) e Puglia (-4,2%).

Per quanto riguarda i dati sulla dinamica dei lavoratori interessati da rapporti di lavoro, il segno è quasi ovunque negativo, solo in Sicilia, a fronte di un decremento dei rapporti di lavoro attivati pari a -4,1% si registra un aumento dei lavoratori coinvolti pari a +1,6%.

 

 

Tabella 1 – Rapporti di lavoro attivati, lavoratori interessati da almeno un’attivazione e numero medio di attivazioni per lavoratore per Regione della sede di lavoro (valori assoluti e variazioni percentuali). II Trimestre 2016

Fonte: Sistema Informativo Statistico delle C.O. (Ministero del Lavoro) – II° Nota Trimestrale 2016

 

La generale diminuzione delle attivazioni si accompagna però con una crescente stabilizzazione dei contratti in corso. Infatti, nel secondo trimestre 2016, si registrano 84.334 trasformazioni (che hanno interessato 83.966 lavoratori), di cui 62.705 da Tempo Determinato a Tempo Indeterminato e 21.629 da Apprendistato a Tempo Indeterminato. 

Inoltre, rispetto al secondo trimestre 2015, il numero delle cessazioni risulta in diminuzione del 12,4%: nel secondo trimestre 2016 sono state infatti registrate 2.197.862 cessazioni di rapporti di lavoro, che hanno riguardato complessivamente 1.573.743 lavoratori (1,4 cessazioni per lavoratore in media). 

In pratica, la diminuzione delle assunzioni (-337.464 unità) è stata quasi totalmente compensata dal calo delle cessazioni (-312.171) e dal contestuale incremento delle trasformazioni, che di fatto portano ad un saldo positivo (+341.229 rapporti di lavoro), valore molto simile rispetto a quanto registrato un anno fa.

In sostanza, di fronte ad una prima lettura negativa (diminuiscono gli avviamenti), il resto delle informazioni disponibili ci restituisce un panorama a tratti soleggiato: una possibile chiave di lettura potrebbe farci optare infatti per una progressiva trasformazione del mercato del lavoro in un’ottica di maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro, che appaiono progressivamente più stabili e duraturi. Ne è una prova il dato relativo all’aumento delle trasformazioni a tempo indeterminato e la contestuale riduzione del numero medio di avviamenti per individuo: un incremento degli avviamenti è pressoché inutile (o meglio, potenzialmente dannoso) se ad esso si accompagna un aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro. Al contrario, la diminuzione degli avviamenti e delle cessazioni (di pari entità) ci restituisce un mercato del lavoro più stabile, in cui i rapporti di lavoro sono oggetto di minori interruzioni e frammentazioni. Si tratta tuttavia di impressioni parziali che devono essere confermate dall’analisi dei dati relativi ai prossimi trimestri, ma che aprono una spirale di positività per il futuro.

 

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