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Il Reddito di cittadinanza nei marosi della pandemia.

1.   I primi diciotto mesi del Reddito di Cittadinanza (RdC) sono passati. Alcuni beneficiari sono in sospensione di un mese, prima della possibilità, sussistendone i requisiti, di chiedere il rinnovo.  

Durante questi mesi il provvedimento ha fatto i conti con la grave situazione sanitaria, economica, sociale connessa al contrasto degli effetti della pandemia. Le novità intervenute, con riferimento diretto alle norme di contrasto alla povertà, sono state due: la sospensione delle condizionalità nell’ambito dell’inserimento lavorativo, nei Progetti di Utilità Collettiva (PUC); la messa in atto del Reddito di Emergenza (REM) ad integrazione normativa del RdC.

L’onda pandemica, montata a partire da marzo, interrotta in coincidenza del periodo estivo, già riavviata e non ancora dominata, non consente quindi una valutazione equilibrata e coerente della portata nelle attese originarie previste dalla legge, progettata in un periodo completamente diverso. A causa dell’incremento in atto della povertà. Per le peggiorate condizioni dello sviluppo economico e occupazionale, alleviate da un migliore clima di collaborazione a livello europeo che ha consentito al governo trasferimenti economici non ipotizzabili fino ad un anno fa.
Comunque è opportuno procedere prendendo in considerazione i dati esistenti. Muovendosi nella disomogeneità, non allineamento e non aggiornamento delle fonti. 

 

2. Beneficiari del RdC, agli inizi di ottobre 2020,  ( quindi comprensivo del periodo di blocco e di parziale sblocco) come riferito dall’Osservatorio INPS, sono   1.190.593 nuclei familiari, per complessive 2.977.331 persone. L’importo medio mensile è di 563,04 euro. Campania e Sicilia confermano la maggioranza del numero di beneficiari  

e l’ammontare dell’importo medio del beneficio. I beneficiari, al netto dei decaduti, sono nella stragrande maggioranza cittadini italiani (anche per le caratteristiche dei requisiti di accesso). In realtà la platea di nuclei stimata (1,3 -1,7 milioni) dall’impianto normativo è stata quasi del tutto coperta. Il confronto con i successivi dati ISTAT forniscono indicazioni sulla efficacia del provvedimento rispetto alla povertà assoluta almeno per un periodo.

Già il numero delle domande di RdC ha subito un incremento notevole nella fase di blocco preventivo della pandemia; per far fronte all’ulteriore  disagio si è fatto ricorso al Reddito di emergenza come  sostegno economico in favore dei nuclei familiari in difficoltà.  Ricalca nei criteri fondamentali il RdC anche se la durata è limitata.  Al 31 luglio 2020 (prima scadenza per la presentazione che poi è stata prorogata ad ottobre) 599.942 nuclei avevano fatto domanda: al 48% di questi (290.072) è stato erogato il beneficio, al 51% (303.817) è stato respinto, mentre il restante 1% (6.053) era in attesa di definizione della domanda. La distribuzione geografica delle domande pervenute rispecchia quella già osservata per il RdC: maggiore concentrazione nelle regioni del Sud e delle Isole (46%), a seguire le regioni del Nord (34%) e quelle del Centro (20%). (Questi dati dovranno essere aggiornati, vista la riapertura dei termini per la presentazione della domanda.)

 

3. L’ISTAT , permette di effettuare alcune considerazioni sulla povertà, almeno per un periodo. Nel suo Report del 20 giugno 2020 riferito al 2019, (e quindi lontano dalla situazione di crisi  apertasi quest’anno)  stima in quasi 1,7 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 6,4%), per un totale di quasi 4,6 milioni di individui (7,7%). Evidenzia un significativo calo a livello nazionale rispetto al 2018 (quando l’incidenza era pari, rispettivamente, al 7,0% quella familiare e all’8,4% quella individuale). 

Diminuzione più marcata nel Mezzogiorno dove la povertà familiare scende dal 10,0% all’8,6% e quella individuale dall’11,4% al 10,1%.  Nel Centro viene sottolineata la riduzione significativa della povertà individuale, dal 6,6% del 2018 al 5,6%. La povertà assoluta diminuisce, pur se in percentuali diverse, nelle aree metropolitane dell’intero territorio nazionale diversamente dai piccoli comuni .

Se uno degli obiettivi del RdC è quello di contrastare complessivamente la povertà assoluta, l’ISTAT annota che “La diminuzione della povertà assoluta si deve in gran parte al miglioramento, nel 2019, dei livelli di spesa delle famiglie meno abbienti (in una situazione di stasi dei consumi a livello nazionale). L’andamento positivo si è verificato in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza (che ha sostituito il Reddito di inclusione) e ha interessato, nella seconda parte del 2019, oltre un milione di famiglie in difficoltà). La povertà relativa non ha subito modifiche nel 2019. Né rientrava, per i criteri esistenti, negli obiettivi diretti del RdC.

 

4. Altro obiettivo del RdC è quello di natura lavoristica. La fonte da interpellare a riguardo è ANPAL nella sua nota di giugno 2020.

 Agli inizi di maggio 2020 i beneficiari sottoscrittori del Patto per il lavoro (PdL) (primo passaggio del percorso di inserimento lavorativo) sono 876mila, su un totale di 1.048.610. Il numero ridotto è collegato a varie situazioni.

I beneficiari, 530.5298 nuclei familiari, sono:

  • distribuiti in prevalenza nel Sud e nelle Isole;
  • nella stragrande maggioranza cittadini italiani;
  • oltre centomila persone straniere in cui la maggioranza è comunitaria.

I componenti dei nuclei dei beneficiari sono:

  • prevalentemente collocati nella fascia di età fino a 29 anni e tra 50 e 59 anni,
  • distribuiti in modo equivalente per ripartizione geografica;
  • in prevalenza (intorno al 70%) con titolo di studio di scuola secondaria di primo grado (la scuola media); 
  • tale prevalenza è costante nelle varie ripartizioni geografiche.

Il  secondo passaggio nel percorso di inserimento lavorativo è la presa in carico da parte dei Centri per l’impiego (CPI).

Agli inizi di maggio 2020 risultano presi in carico dai CPI 376.552 beneficiari del RdC pari al 43% dei beneficiari del Pdl. La percentuale maggiore risulta quella delle Isole seguita dal Nord Est. 

Nell’esperienza di tirocinio sono impegnati solo 2.603 beneficiari (0,3%).

Secondo notizie dell’Anpal  (aprile 2020) al primo marzo ” 65.302 beneficiari del reddito di cittadinanza hanno trovato lavoro, dopo aver sottoscritto un Patto di servizio presso un Centro per l’impiego (CPI). Si tratta di circa il 20% di tutti coloro che hanno stipulato un Patto di servizio.” Viene specificato che: 

  • il 61,8% dei contratti sottoscritti è a tempo determinato; 
  • il 18,3% a tempo indeterminato (includendo gli apprendisti); 
  • il resto sono “altri contratti”( somministrazione, le collaborazioni ed altri rapporti di breve durata); 
  • a livello territoriale il numero più alto di contratti sottoscritti si registra in Sicilia (14.984), seguita da Campania (14.244), Puglia (5.895), Piemonte (4.211), Toscana (3.645) e Calabria (3.501); 
  • oltre la metà dei contratti sono sottoscritti da beneficiari con la licenza media; 
  • significativa è la presenza degli over 50 (un quinto dei contrattualizzati di alcune regioni);
  • la percentuale di donne raggiunge, in alcune regioni, valori vicini al 50%.

I dati riferiti alle assunzioni non sono presenti nella seconda Nota ANPAL ( che indica i tirocini come unica esperienza di contatto con le imprese). Non è chiaro, quindi, se le assunzioni sono dovute alle azioni di accompagnamento dei CPI oppure dalle dinamiche dei mercati del lavoro.

Da annotare che i dati si riferiscono ad un periodo non ancora condizionato dalle misure di contenimento del COVID19. Contenimento che ha riguardato confinamento, riduzione di attività produttive, riorganizzazione dei CPI.

 

5. Una linea di intervento del RdC è quella dell’attivazione dei beneficiari attraverso i Progetti di Utilità Collettiva (PUC).  Ai ritardi nella predisposizione dell’impianto gestionale (individuazione ministeriale dei settori, predisposizione delle piattaforma gestionali, formazione degli operatori dei servizi, intervento dei comuni nella gestione amministrativa ed organizzativa)  si sono aggiunte, da una parte, la sospensiva per due mesi  della condizionalità a partire da fine marzo, dall’altra la riorganizzazione dei servizi sociali (lavoro remoto, limitazione degli accessi) comunque impegnati in altre  prestazioni che hanno assunto, nell’emergenza, un carattere di priorità. A partire da luglio 2020 vi è stato un risveglio di interesse nella diffusa consapevolezza che l’attivazione dei PUC è di grande utilità in una fase come quella attuale.

 

6.Osservazioni

L’impianto del RdC, nella fase pre COVIT ha qualificato i suoi interventi, in termini generali ancora, di assistenza erogativa, piuttosto che aver sviluppato le potenzialità di accompagnamento prevalente al lavoro o all’inclusione. 

Alla prevalente caratterizzazione assistenziale erogativa, piuttosto che generativa, ha contribuito solo in parte la soggettività dei beneficiari. Piuttosto i limiti relativi alla struttura gestionale: la disponibilità e qualificazione degli operatori, le metodologie dei servizi sociali, i ritardi della messa in opera delle piattaforme gestionali, i ritardi dell’emanazione del decreto relativo ai PUC, l’incertezza dei comuni, la mancanza di un adeguato sistema di controllo. 

L’implementazione, pur lenta, dell’impianto è stata interrotta dalla prima fase del contrasto alla pandemia. Si è parzialmente riattivata per i mesi estivi, con il ripristino delle specifiche condizionalità, che ha sollecitato i comuni verso i PUC, ma va a confrontarsi ora con la nuova ondata pandemica.

Comunque l’impianto ha contribuito ad affrontare situazioni di povertà assoluta crescenti. Anche prevedibili nella prossima fase.

La propensione lavoristica del RdC non ha prodotto risultati indiscutibili e soddisfacenti in termini di sbocchi lavorativi. Ai limiti della struttura gestionale, vanno aggiunte le sottovalutazioni proprie dell’impianto a proposito del rapporto tra sviluppo produttivo e occasioni occupazionali dei mercati del lavoro. Rimangono aperte le questioni della convenienza dell’ammontare dell’assegno e della retribuzione contrattuale, l’incentivazione del lavoro non dichiarato. Né la condizionalità in caso di rifiuto delle eventuali proposte, se mai confermata (visti i limiti di mobilità territoriale nel contrasto alla pandemia), avrà efficacia. 

Si tratta, progressivamente di riportare  il contrasto alla povertà assoluta, tarandola su tutti i soggetti interessati e dentro i canali degli approcci multidimensionali.

Vanno in questa direzione le proposte recenti  dell’Alleanza contro la povertà, che prevedono 

  • l’incremento per le famiglie in povertà con figli aumentando l’equità della misura,
  • l’ampliamento della platea dei beneficiari includendo gli stranieri con la riduzione degli anni di residenza 
  • l’accesso alla misura anche a una parte di coloro che sono caduti recentemente in condizioni di povertà e hanno usufruito del Rem;
  • l’eliminazione della sospensione di un mese nell’erogazione del RdC per coloro che hanno diritto al rinnovo.
  • La conferma della consistenza del Fondo Povertà e la sua destinazione a favore del rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, consentendo alle amministrazioni comunali di assumere personale dedicato.
  • garantire adeguata valutazione multidimensionale dei bisogni dei nuclei coinvolti.

 

 NOTE

Vedi tabella seguente

 

 

2 Vedi tabella seguente

Tavola 1.3  –  Nuclei percettori di RdC al netto dei decaduti dal diritto per cittadinanza del richiedente e tipologia di prestazione

3  

Per le informazioni e riflessioni relative alla norma e lo stato di avanzamento delle realizzazioni, vedi  Newsletter Nuovi Lavori, M.Conclave,  RdC, tra politiche attive del lavoro e politiche sociali;RdC. Avviata (formalmente) la seconda fase.

4

 Da gennaio ad agosto le famiglie beneficiarie (1,168 milioni) sono aumentate di oltre il 25 per cento

5

 articolo 82 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (Decreto Rilancio).

 Vedi tabella seguente.

Incidenza della povertà: Si ottiene dal rapporto tra il numero di famiglie con spesa media mensile per consumi pari o al di sotto della soglia di povertà e il totale delle famiglie residenti, Relativamente alle persone, si ottiene come rapporto tra il numero di persone in famiglie povere e il totale delle persone residenti.  

L’intensità della povertà, cioè quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media sotto la linea di povertà in termini percentuali (“quanto poveri sono i poveri”).

 Rispetto al 2018, si riduce la quota di famiglie povere nei comuni centro di area metropolitana, sia a livello nazionale (da 7,2% a 5,9%), sia nel Centro (da 3,5% a 2,0%) e nel Mezzogiorno (da 13,6% a 9,8%), soprattutto nelle Isole (da 11,3% a 6,4%).

Cresce, invece, dal 5,0% del 2018 al 6,6% del 2019, l’incidenza di povertà assoluta nei comuni più

piccoli (fino a 50mila abitanti) e diversi dai comuni periferia di area metropolitana nel Nord-est.

 Vedi tabella seguente.

 

10

 Vedi tabella seguente.

 

11

 Vedi tabella seguente.

 

12 

 Vedi tabella seguente.

 13 

 Vedi tabella seguente.

 

14

 Vedi tabella seguente.

 

15 

Vedi tabelle seguente.

PUC a fine luglio 2020

Regionen. progetti PUC

Puglia157

Abruzzo132

Lombardia40

Campania22

Calabria17

Sardegna14

Lazio14

Sicilia13

Emilia Romagna9

Piemonte7

Friuli Venezia Giulia4

Liguria1

Marche1

Toscana1

Trento0

Bolzano0

Basilicata0

Molise0

 

 

 

 

 

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