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Muri e ponti. E altri muri

1 – Fu una giornata terribile nella vita della fattoria. Quella in cui sparirono i quattro galli, orgoglio del pollaio della nonna. La sera, tutti gli animali tornarono, tranne loro e vane furono le ricerche. Sul banco degli imputati il cane, per la sua distrazione, sul cui capo pendeva pure l’accusa peggiore, fondata sulla sete di rivalsa per un’umiliazione subita dai quattro a causa di una gallina. Momentaneamente, salvo dopo l’ispezione orale, che non aveva rivelato tracce di consumazione, scomparve in una siepe con la coda tra le gambe. Una volpe? No. Troppo forti i quattro e abituati a fare squadra. Forse un lupo! No. Uno solo non sarebbe bastato. A meno della complicità del cane… E poi, come avrebbero i predatori superato il muro che protegge il cuore abitato della fattoria? Il muro era invalicabile.

Passarono i giorni, nel silenzio più assordante. Tutti si muovevano con passo felpato e cercavano di evitare il sergente, ops… la nonna, per timore di rappresaglia. Certo, il sistema di difesa fu messo fortemente in discussione. Il cane era in procinto di trasferimento e una truppa edile si preparava a un massiccio intervento di consolidamento del muro. 

Eh si, il muro. Dopo l’accaduto era l’unico elemento che sembrava sereno, come si fosse liberato di un peso. Luminoso e felice, quasi non incuteva più timore. Mi era parso, un pomeriggio, di sentirlo fischiettare. 

Fin quando, accadde.

 

2 – Fu come il deflagrare di una bomba. Che devastò lo spirito della nonna. Due giovani contadini risalendo dal fiume, la informarono che i quattro galli svolazzavano felici tra gli alberi, vicino all’acqua, temibili come aquile. 

(Contadini) “Hanno superato pure il grande muro che separa i terreni dal fiume. Ci abbiamo provato a prenderli, ma è impossibile. Sono aggressivi e pericolosi”.

Questa volta, fu il sistema democratico vigente nella fattoria ad essere messo in discussione. E la nonna si lasciò andare ai ricordi nostalgici dei tempi in cui il rigore governava. E di quando i muri erano muri.

(Ragazzino) “Li andiamo a prendere, nonna?” 

(Nonna) “Non è cosa nostra, figliolo. Troppa strada per una vecchia e un ragazzo. So io chi chiamare”.

Molti anni dopo sapevo chi aveva ispirato Indiana Jones. I suoi abiti, le movenze, il senso di avventura che trasmetteva. Un improbabile cacciatore si materializzò nella fattoria ed ebbe il mandato di riportare a casa i quattro fuggiaschi. 

(Indiana) “Vivi o morti?”, chiese prima di partire. E lì, lessi nello sguardo della nonna la voglia di colpirlo con il suo leggendario mattarello. 

(Nonna) “Vivi”, rispose seccamente. 

 

3 – Passeggiavo deluso lungo il muro della fattoria, quando lui iniziò a parlare. Ora penserete, sarai sobbalzato, sentendo quella voce. Macché. Abituato a dialogare con i miei pupazzetti e con le automobiline, mi sembrò del tutto naturale. 

(Muro di pietre) “Avrai il tuo momento”.

(Ragazzino) “Che cosa dici? Tu che sei il limite alla libertà di tutti noi!”.

(Muro di pietre) “Mi vedi così? Sei sicuro? Non sembra che i quattro nostri amici siano stati da me limitati!”.

(Ragazzino) “Mi viene da ridere. Fai pure male il tuo lavoro!”.

(Muro di pietre) “O forse lo svolgo così bene, da non essere compreso. Non vedi come sono fatto? Sono l’emblema della diversità. Pietre di tutte le forme, cocci colorati, il muschio, l’erba che cresce nelle fessure, gli animali che vivono nei buchi e allevano i loro figli al riparo e al sicuro. Sono il frutto di un lavoro amorevole di tanti uomini e la mia soddisfazione più alta è quando vedo qualcuno addormentarsi alla mia ombra, tranquillo e felice”.

(Ragazzino) “Non sottilizzare… Sei il protagonista dei miei incubi. Sogno di andare a conoscere altri mondi e persone e culture, di incontrare, di emozionarmi per nuove scoperte e il mio passo si infrange irrimediabilmente sulla tua superficie invalicabile, rude, triste, piena di spine, non certo di fiori”.

(Muro di pietre) “Ah si? Non mi pare che il tuo volto sia turbato quando ti affacci dopo avermi scalato, seppur con fatica. Credi che buchi e sporgenze, che ti servono per salire, siano lì per caso?”.

(Ragazzino) “Be’, se devo essere sincero, scalarti mi da eccitazione e quando sono sopra e scopro l’orizzonte, è veramente un sogno. Che emozione!”.

(Muro di pietre) “Ci sei, finalmente. Sono la misura dei tuoi sogni”.

(Ragazzino) “Adesso non esagerare! Quante scarpe ho rovinato per salire. E guarda le cicatrici sulle mani. Tutta colpa delle tue pietre. Rimani un ostacolo fra il sogno e il suo esaudirsi”.

(Muro di pietre) “Tutto questo perché tu non sai vedere… I quattro galli si sono impegnati per mesi. E alla fine hanno squarciato il velo. Hanno aperto gli occhi e hanno visto”.

(Ragazzino) “Cosa?”.

(Muro di pietre) “La scala. Come in uno stereogramma risolto, la scala è apparsa. Il mio cuore di pietra si è emozionato quando ho capito che l’avevano trovata. Quelle lunghe pietre nere sbalzate fuori dalla superficie, che senza fatica ti innalzano verso il cielo. E poi ridiscendono verso la libertà”.

(Ragazzino) “Esiste una scala?!”.

(Muro di pietre) “Si, ragazzino. Ma questa è roba da iniziati… Pensa invece che le tue emozioni più profonde scaturiscono dalla difficoltà e dal dolore delle mani”.

(Ragazzino) “Vorresti sostenere che Dio esiste perché c’è il male? La necessità del male! La questione mi turba. In fondo sono un ragazzino. Non capisco perché dovrei passare la mia vita agognando la tua vetta a costo del mio sangue! Quando sarò grande, ti abbatterò”. 

(Muro di pietre) “Non lo farai. Supererai le convenzioni e comprenderai al di là delle apparenze. Scoprirai che sono il ponte verso i tuoi sogni più belli”. 

(Ragazzino) “Vedremo… Nel frattempo mi hai turbato ancora di più. Nasciamo in svantaggio e passiamo la vita a tentare di recuperare. Ecco che cosa mi stai dicendo! E senza aiuto esterno non avremmo speranza. Tu si che sai come si parla a un ragazzino!”.

(Muro di pietre) “Ora sono io che non so. In fondo sono solo un muro di pietre. Sali su. Guarda chi sta tornando. È Indiana”.

(Ragazzino) “Chi?”.

(Muro di pietre) “Lascia perdere. Avviso la nonna”.

 

4 – A mani vuote. Quindi sconfitto anche lui. Ma non sembrava deluso. Anzi aveva una luce negli occhi. Parole lucide, dalle quali traspariva una nuova consapevolezza della vita. 

(Indiana) “Sono inarrivabili, nonna. Non lo so perché. Sono forti. Sono liberi. Hanno pure qualcosa che li rende felici e trasmettono felicità. Nessuno può prenderli”. 

(Nonna) “Ti senti bene, figliolo?”.

(Indiana) “Si. Ma mi hanno contaminato. Ho voglia di conoscere, di andare al di là. Ho come una smania…”

(Nonna) “Rilassati un po’, prenditi qualche giorno di riposo. Poi riproviamo”. 

(Indiana) “No, nonna. Io non lo farò più. Ho deciso. Partirò per le Americhe e per il mondo. Andrò a caccia di avventure. Devo trovare. Devo capire…”.

E prima di andare via:

(Indiana) “Lasciate i quattro alla loro vita. Sono un dono per questa terra. Sono un ponte verso qualcosa di altro”.

Il muro gongolava. Quasi come volesse esprimere il suo compiacimento. Hai visto? Che ti dicevo? È anche merito mio.

(Ragazzino) “Non sei un ponte!”.

(Muro di pietre) “Faccio del mio meglio, così come sono. Tu, piuttosto, devi impegnarti di più se vuoi trovare la scala”.

(Ragazzino) “Mi spii?”.

(Muro di pietre) “No. Continuo a nutrire i tuoi desideri”.

 

5 – Il silenzio caratterizzò i giorni successivi. Disorientamento e riflessione. Poi, un mattino, credo all’alba, trovai uno zaino pronto, un bastone da sentieri e le scarpe del nonno. 

(Nonna) “Ora tocca a te. Porta il cane come guida”.

(Ragazzino) “Ma, nonna vado oltre il muro, che ne sa lui?”.

(Nonna) “Credi? Questa vicenda mi ha aperto gli occhi, figliolo. Seguilo”. 

Così partii. Scalai il muro come avevo imparato e mentre lo facevo, lo sentivo sogghignare.

(Muro di pietre) “Constato che non usi la scala…”.

(Ragazzino) “Che scala? Non vedo alcuna scala!”.

(Muro di pietre) “Vabbè… Fai buon viaggio”.

Fu proprio un viaggio. Mi sembrava di essere nell’Eden. Ogni tanto, tornavo in me e i timori affioravano. Però, il cane andava sicuro. Avrei voluto interloquire con lui, ma il suo sguardo sembrò dire, siamo seri, cosa potrei raccontare ai miei simili? Che ho parlato con un ragazzo? Mi prenderebbero per pazzo. Fin quando un minaccioso muro di cemento ci fermò. Il cane perse la sua baldanza. 

(Ragazzino) “Stai tranquillo. So come parlare ai muri”. 

Il cane non ne fu convinto. 

(Ragazzino) “Buongiorno, mi sa dire come possiamo fare per andare dall’altra parte?”

Era proprio un’altra storia. Sdegnoso e arrogante, rispose dopo qualche minuto.

(Muraglia di cemento) “Non sei autorizzato a passare”.

(Ragazzino) “Perché no? Chi sei tu per impedirmelo?”.

(Muraglia di cemento) “Sono il muro. Nessuno può oltrepassarmi liberamente. Che caos sarebbe il mondo se non ci fossimo noi!”

(Ragazzino) “Il caos… Pure tu! Lo tirate fuori per spaventare, per colpevolizzare. Sai che ti dico? Ora basta! Io lo voglio il caos. È vita. Voglio contaminarmi, voglio conoscere, voglio incontrare, voglio mischiarmi, voglio un mondo senza muri”.

(Muraglia di cemento) “Non me ne frega alcunché. Io ci sono da sempre, prima che tu fossi concepito. Sono l’erede delle grandi muraglie, ma più potente di loro. Sono una regola. L’umanità mi vuole. Non basti tu al contrario, sei solo una trascurabile eccezione”.

(Ragazzino) “Cerchi di innervosirmi? Sei antico. Sei solo un residuato di epoche che sono scomparse”.

(Muraglia di cemento) “Non sai quello che dici, infante. Non vedi quello che succede sul pianeta? Non vedi quanti muri continuano a nascere. E per uno che abbattete, cento ne sorgono. Dappertutto. E ce ne sono tanti immateriali, ma addirittura più forti e impenetrabili. Siamo un sistema solido”.

(Ragazzino) “Tanto solido non direi… Sono bastati quattro galli a penetrarlo”.

(Muraglia di cemento) “Non sogghignare, bambino. Sono soltanto degli incoscienti senza testa. Sono soli. Rappresentano un piccolo bug nel sistema. Sarà facile annientarli”.

(Ragazzino) “Sai che hai acceso in me una lampadina?! Ora capisco. Spirito libero e senza sovrastrutture mentali. Di questo avete paura. Vi sgretoleremo”.

(Muraglia di cemento) “Certo… Non hai messo in conto che crescerai e perderai i tuoi poteri. Il sistema è ormai tarato per accelerare la crescita. Come i polli in batteria. Dobbiamo solo aspettare con pazienza. Sono rimasti in pochi quelli come tua nonna che insistono con i pollai aperti”.

(Ragazzino) “Però, in questo momento sono nelle condizioni di nuocerti. E lo farò. Sarò un altro bug nel sistema”.

 

6 – Non parlò più. Sdegnato e – oserei dire – un po’ spaventato. Camminai lungo il suo perimetro, alla ricerca di un varco. Provai a lasciare andare il mio spirito, ad ascoltare il mio respiro, a ricordare quando ero felicemente immerso nel mio liquido amniotico. Vidi una luce che riusciva a penetrare il cemento, la raggiunsi e un ponte piccolo, ma bello e luminoso mi invitava a oltrepassare il muro. Mi fermai indeciso. Troppo facile? Sarà forse un trucco?

(Bel ponte) “Ti perdi proprio sul più bello?”

Se i muri parlano, perché i ponti non dovrebbero?

(Ragazzino) “A volte la bellezza incute timore”.

(Bel ponte) “La bellezza ci salverà”.

(Ragazzino) “Parli per slogan… Perché non combattete i muri, visto che siete fatti della stessa materia?”.

(Bel ponte) “Perché quattro galli e un ragazzo ergono un piccolo ponte. Ma sai quanta gente erige muri?”

(Ragazzino) “Troppa! Lo so. Ma a volte basta anche un ponticello in legno e corde. Si passa uno a uno, ma si passa”.

(Bel ponte) “Bravo. Perché voi umani non combattete i muri mentali, visto che siete fatti della stessa materia?”.

(Ragazzino) “Non lo so. Sono solo un ragazzino… Ma tu, dimmi, perché dobbiamo inseguire il bene erigendo ponti che consentano di superare le fratture di questo mondo?”.

(Bel ponte) “Non lo so. Sono solo un manufatto in pietra. Forse per la stessa ragione per la quale trovi soddisfazione a scalare il muro della fattoria o a cercare la scala che possa innalzarti verso i tuoi sogni”.

(Ragazzino) “Non sei convincente, ponte, mi sento sempre come un giocatore che entra in campo quando la sua squadra sta perdendo abbondantemente. E che il massimo che possa fare è quello di limitare i danni”.

(Bel ponte) “Verrà il tuo momento”.

(Ragazzino) “Me lo hanno già detto. Stuzzicate la mia curiosità”.

(Bel ponte) “Non vuoi raggiungere i tuoi galli?”.

(Ragazzino) “Magari! Sono qui per questo”.

Oltrepassai il ponte e li vidi. Ci sono polli che credono di essere aquile, ma ci sono galli che diventano aquile.

 

*Architetto, direttore GAL Terre Locridee

 

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