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 “Bolsonaro ha gettato il Brasile nell’abisso, Lula saprà trovare una via d’uscita”

Quali sono le grandi sfide che Lula dovrà affrontare dopo la sua elezione a Presidente del Brasile? Ne parliamo con un grande intellettuale brasiliano, il filosofo e teologo Leonardo Boff

Professore, la storica vittoria (terzo mandato) di Lula su Bolsonaro cosa può significare per l’America Latina e la politica mondiale?

La vittoria di Lula significa una sconfitta per il conservatorismo, il fascismo e l’ultra-destra che sta crescendo nel mondo. Il Brasile è importante per le sue dimensioni, per la sua popolazione e per essere una potenza di beni e servizi naturali, fondamentali per la sopravvivenza della vita umana sul pianeta. Particolarmente importante è l’Amazzonia, che regola i climi di gran parte della Terra e contiene la più grande biodiversità, decisiva per perpetuare la natura, senza la quale l’essere umano non può garantire il proprio futuro.

Le elezioni ci consegnano un Brasile diviso letteralmente in due. Nelle prime parole pronunciate dopo l’elezione, Lula esprime la forte volontà di “‘essere presidente di tutti”. È una grande sfida questa, ci riuscirà? 

C’è consenso anche tra i suoi oppositori sul fatto che Lula sia la figura carismatica con più capacità di dialogare e convivere con le differenze, per unire il Paese, attraversato dalle divisioni prodotte dal fascismo e dall’ultra-destra del presidenteJair Bolsonaro. Quest’ultimo non si è rivelato all’altezza di un Capo di Stato. Per i suoi comportamenti omofobi, misogini, razzisti, nemico dei neri e degli indigeni, per le sue espressioni linguistiche scortesi, ha prodotto intolleranza, violenza e vergognoso disprezzo per i poveri, che sono la maggioranza della società. Lula, nella sua vita di dirigente sindacale, ha imparato a dialogare con i padroni e, come presidente per due volte, ha rivelato una grande capacità di dialogo con le varie correnti politiche, raggiungendo un consenso su questioni fondamentali come lo sradicamento della fame e l’inclusione sociale di 36 milioni di persone. Ora trova un Paese lacerato in ogni campo, e con l’aiuto dei movimenti sociali e dei partiti di matrice umanistica, saprà trovare una via d’uscita dall’abisso in cui siamo stati gettati.

Sappiamo che il Parlamento è frammentato, con una forte presenza della destra. Non sarà facile il rapporto con Lula

Il Parlamento brasiliano è molto fluido e privo di un’ideologia guida. Gli piace essere vicino al potere. Ecco perché, un giorno dopo l’elezione di Lula, diversi politici opportunisti lo hanno sostenuto e probabilmente vorranno fungere da base di appoggio per il Governo. Quello che sappiamo è che. Dovrà prendere accordi in Parlamento, ma soprattutto vuole la partecipazione dei movimenti sociali e discutere con la società il bilancio e le priorità riscontrate tra la gente. Vuole creare reti di discussione ed elaborazione di progetti promossi dal basso. Questa sarebbe una democrazia partecipativa e quotidiana.

Quali sono altre sfide che Lula dovrà affrontare?

La prima sfida è fare in modo che i 33 milioni di affamati possano mangiare almeno tre pasti al giorno. La seconda è fornire occupazione e lavoro a più di 10 milioni di disoccupati e a circa 20 milioni di lavoratori informali. Inoltre, deve resuscitare le politiche sociali che comprendono il progetto ‘Minha Casa Minha Vida’, ‘Luz para Todos’ e l’accesso dei poveri all’università. La sua grande sfida è limitare la voracità dell’economia al servizio dei ricchi e a spese dei poveri. Il suo motto è: includere i ricchi all’interno delle imposte sul reddito e i poveri nel bilancio ufficiale del Governo. Inoltre, tra i tanti problemi esistenti, si tratta di salvare il sistema sanitario e l’istruzione abbandonate e garantire la conservazione dell’Amazzonia senza deforestazione.

Il Brasile è un paese molto religioso. Quanto ha pesato il fattore “religione” in queste elezioni?

Il Brasile, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, è stato invaso dalle chiese neo-pentecostali provenienti dagli USA. Appartenevano alla strategia del dominio imperiale contro i movimenti libertari che stavano ribollendo in tutti i paesi dell’America Latina. In questo contesto è nata anche la teologia della liberazione. Queste chiese carismatiche neo-pentecostali sono penetrate nei luoghi poveri che non erano raggiunti dalla Chiesa cattolica o dalle Comunità Ecclesiali di Base. I pastori radunavano queste persone povere e abbandonate in grandi sale e svolgevano funzioni religiose molto emozionanti. Insieme a questo, riscuotevano rigorosamente la decima e chiedevano ai fedeli un contributo in denaro. Hanno, in questo modo, irregimentato molte persone e si sono avvicinati ai partiti politici conservatori con lo slogan Famiglia, Patria e Religione. Cosi che il presidente cattolico Jair Bolsonaro ha strumentalizzato queste chiese con discorsi conservatori, usando fake news, calunnie e bugie contro politici progressisti come Lula e altri. Hanno avuto influenza nelle elezioni, ma non sono stati decisivi perché c’erano anche divisioni tra di loro.

Una nota su Bolsonaro. Come spiega, dopo una gestione fallimentare del Paese, tutti questi voti a Bolsonaro?  

Bolsonaro ha utilizzato l’intero apparato statale e milioni di dollari per comprare, senza vergogna, voti tra i poveri e la popolazione in generale. Ha beneficiato i più poveri con sussidi validi solo per il periodo elettorale, ha sovvenzionato i tassisti e i camionisti con denaro pubblico. Ha anche creato ‘l’Ufficio dell’Odio’ attraverso il quale ha diffuso milioni di fake news, calunnie e bugie. Anche così, non è riuscito a convincere abbastanza per vincere le elezioni. Ma questa campagna elettorale è stata la più corrotta di tutta la storia.

Qual è stata la “carta vincente” di Lula?

Mentre Bolsonaro raccontava decine di bugie al giorno, diffondeva odio e divisioni nella società, Lula ha usato sempre la verità. Ha promesso una politica praticabile per i più poveri, per i 33 milioni che soffrono la fame e per i 110 milioni che hanno carenza di cibo. Ha promesso di fare grandi investimenti nelle strutture della società per creare posti di lavoro, poiché ci sono diversi milioni di disoccupati. Ha promesso di pacificare il Paese e governare per tutti e non come ha fatto Bolsonaro, che ha governato solo per i suoi seguaci, molti dei quali fanatici. Lula si è dimostrato assennato e ha conquistato la fiducia del popolo e così, nonostante tutta la corruzione, è riuscito a vincere le elezioni ed evitare così un governo di ultra-destra e fascista. La saggezza ha vinto sulla follia politica.

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