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Non c’è ancora volonta’ di applicare le leggi esistenti

La tragedia avvenuta a Firenze, il 16 febbraio, nel cantiere per la costruzione di un supermercato segnala, ancora una volta, un dato di fatto. La cattiva organizzazione del lavoro, la mancanza di coordinamento delle attività, la violazione delle procedure, di legge e contrattuali, sono all’origine della maggior parte degli incidenti sul lavoro più gravi.

Se tutto ciò sarà confermato alla chiusura delle indagini, ancora una volta sarà evidente l’opportunità di continuare una battaglia che sostengo da anni, un tema sul quale mi sono impegnato per tutto il periodo nel quale sono stato consigliere dell’Inail: l’adozione, nel settore delle costruzioni (soprattutto nei grandi cantieri, anche di quelli del PNRR), dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale. È utopia pensare al “cantiere digitale” che identifichi all’ingresso il lavoratore, che certifichi che non lavora in nero e che sia inquadrato con il contratto dell’edilizia che prevede la formazione? È fantascienza immaginare che i Dispositivi di Protezione Individuale (casco, guanti, scarpe antinfortunistiche e imbragature che evitano la caduta dall’alto) abbiano dei microchip che segnalano la loro adozione, altrimenti la squadra si blocca? 

Intanto, il Governo annuncia di voler metter mano a nuove misure per combattere le illegalità nel settore edile. Voglio perciò ricordare che già esistono norme, specifiche e puntuali nella loro concezione, che non vengono applicate.

Sono passati sedici anni da quando, come ministro del Lavoro del secondo Governo Prodi, insieme al ministro della Sanità, Livia Turco, stendemmo il decreto 81, meglio noto come Testo Unico per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tra le previsioni di quel testo, per le quali non sono state prese ancora le misure attuative, voglio ricordare il contenuto dell’articolo 14 “Individuazione delle ‘gravi violazioni’ che legittimano l’adozione del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale”. E, ancora, l’articolo  27, che afferma: “con riferimento all’edilizia, il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi si realizza almeno attraverso la adozione e diffusione […] di uno strumento che consenta la continua verifica della idoneità delle imprese e dei lavoratori autonomi, in assenza di violazioni alle disposizioni di legge e con riferimento ai requisiti previsti, tra cui la formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e i provvedimenti impartiti dagli organi di vigilanza. Tale strumento opera per mezzo della attribuzione alle imprese ed ai lavoratori autonomi di un punteggio iniziale che misuri tale idoneità, soggetto a decurtazione a seguito di accertate violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. L’azzeramento del punteggio per la ripetizione di violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro determina l’impossibilità per l’impresa o per il lavoratore autonomo di svolgere attività nel settore edile”.

Dunque, la normativa italiana dispone già degli strumenti per fermare quelle illegalità nei cantieri edili che causano tragedie come quelle di Firenze. Basta decidere di renderle applicabili subito. Un iter molto più semplice della messa in opera di nuove norme che corrono il rischio di sovrapporsi a quelle già esistenti.

*Presidente dell’Associazione Lavoro&Ambiente, già Ministro del lavoro

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