Il Governo Monti rinnovò ad Antonio Mastrapasqua l’incarico di Presidente “monarchico” dell’INPS fino al 2014, affinché procedesse ad attuare organizzativamente la fusione dell’Ente con INPDAP ed ENPALS.
Si deve ritenere che contestualmente l’Autorità politico-governativa avrebbe provveduto a disegnare il modello di governance di quello che è il più grande soggetto pubblico europeo (e forse mondiale) incaricato di amministrare le pensioni dei lavoratori dipendenti e autonomi, pubblici e privati.
Nel frattempo, la Commissione bicamerale di controllo degli Enti gestori della previdenza obbligatoria ha avviato un’(altra) indagine conoscitiva finalizzata a verificare la Funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato, alla luce della recente evoluzione normativa ed organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare.
Eppure siamo già nel 2014 e al di là delle scelte operative che il Governo adotterà per la sostituzione del dott. Mastrapasqua, sembra inevitabile decidere subito come dovrà essere governato il grande INPS se si vogliono evitare errori del passato.
Chi dovrebbe farlo? I soggetti deputati non mancano, dalle Forze sociali al prof. Cottarelli, ma soprattutto il Governo e il Parlamento che hanno a disposizione innumerevoli documenti ed elaborati, sempre che si voglia affrontare lo spinoso problema: e questo vale soprattutto per il Parlamento che non può lamentare la sua marginalità e la “prepotenza” dei decreti legge se non assume le iniziative che gli competono.
Detto questo, il problema se nell’immediato si debba nominare un Presidente o un Commissario diventa secondario una volta che si chiarisca cosa dovrà fare.
Nel frattempo si deve dare atto all’INPS di operare nel senso giusto, per lo meno sul piano normativo.
E’ di pochi giorni fa l’emanazione della circolare n. 6 del 2014 con la quale si è confezionato una sorta di testo unico in materia di imponibile contributivo ai fini del calcolo della contribuzione obbligatoria.
Dopo una premessa di carattere generale, il Testo si articola in tre parti, la Prima riguarda le Categorie reddituali ai fini dell’assoggettabilità o non assoggettabilità a contribuzione, la Seconda le Retribuzioni imponibili nelle aspettative utili senza assegni, la Terza Indicazioni ulteriori per l’individuazione degli imponibili ai fini del corretto adempimento dell’obbligazione contributiva nella Gestione Dipendenti Pubblici.
Al di là del merito e dell’adeguatezza del testo, si comincia a ragionare in termini complessivi e, per quanto possibile, trasparenti se si considerano anche le Amministrazioni pubbliche contribuenti “normali” sottoposte alla normativa generale.
Ed infine una riflessione che può apparire banale, ma che pure bisogna fare.
Per quanto si possa essere decisionisti e attenti alla governabilità, non esistono motivazioni tecniche razionali che giustifichino vertici monocratici e senza bilanciamenti al vertice di una realtà sociale istituzionale complessa deputata alla realizzazione e alla tutela di diritti fondamentali costituzionalmente presidiati. Come è chiaro a tutti neanche un Ministero affidato a un Ministro della Repubblica ha la stessa autonomia e autarchia dell’INPS dell’epoca di Mastrapasqua.
Il problema quindi non è tanto (o soltanto) quello del conflitto di interessi, ma quello delle responsabilità gestionali, che ormai non può più essere eluso.