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Il PNRR tedesco e le politiche del lavoro per i giovani

Sebbene il Next Generation-EU sia stato approvato durante la presidenza tedesca del consiglio europeo, l‘elaborazione di un piano nazionale per l’utilizzazione delle risorse economiche previste non è stata particolarmente al centro della discussione politica degli ultimi mesi. Il piano tedesco, che non raggiunge le 50 pagine e che prevede unicamente progetti da finanziare attraverso i sussidi previsti e senza l’accesso ai sistemi di credito è fondamentalmente poco conosciuto anche in Germania e tutto sommato anche poco ambizioso. Alle politiche del lavoro il piano riserva solo alcune righe e pochissime risorse. Questo però non significa che le politiche del lavoro per le giovani generazioni non siano presenti nell’agenda politica tedesca. 

L‘ attuale bozza governativa del piano nazionale tedesco di ripresa e resilienza (PNRR), datata 15.12.2020,  si concentra su sei componenti: ambiente, sviluppo delle tecnologie digitali, formazione, coesione sociale, sviluppo del sistema sanitario e modernizzazione della pubblica amministrazione. La distribuzione delle risorse tra le componenti è meno equilibrata di quella del piano italiano del governo Conte: il 42% delle risorse (poco più di 12 miliardi di Euro) sono destinati alla transizione ecologica, un ulteriore 15% al rafforzamento del sistema sanitario anche in vista di future pandemie. Alle politiche del lavoro in senso stretto il piano riserva ben poche risorse – poco più di un miliardo di euro da “dirottarsi” direttamente sulle nuove generazioni: 500 milioni sono previsti per l’aumento della capacità di accoglienza di asili nido e scuole materne al fine di incentivare il rientro delle giovani madri e dei giovani padri nel mercato del lavoro. Circa 850 milioni andranno ad incentivare la formazione duale nelle aziende, per esempio con bonus tra i 2mila e 3mila euro per le imprese formatrici fino a 250 dipendenti.  

In fondo non si tratta di grandi cifre per cui la domanda che sorge spontanea e`: perché cosi poche risorse?

Una prima risposta, quasi ovvia, è che l’economia tedesca alla fine dei conti non ha grossi problemi e che il mercato del lavoro tedesco, che prima dell’inizio della pandemia con il 5% aveva il più basso tasso di disoccupazione degli ultimi 20 anni, in fondo in fondo pare reggere bene la crisi pandemica. Questa affermazione è sicuramente in gran parte corretta. Le poche risorse che il Piano nazionale tedesco Next Generation EU riserva alle politiche del lavoro per le giovani generazioni non deve però trarre in inganno. Le politiche di sostegno alle famiglie con figli piccoli e il futuro della formazione duale sono in realtà due delle sfide più importanti sulle quali si giocherà il futuro del mercato del lavoro tedesco. Nel primo caso il problema riguarda soprattutto la mancanza di offerta di posti di accoglienza negli asili nidi e nelle scuole materne a fronte di un aumento elevato della domanda da parte di giovani madri e padri, desiderosi di riprendere o aumentare l`attività lavorativa – un problema che colpisce soprattutto la madri sole, che anche in Germania sono in forte aumento. Secondo una stima del Institut für Deutsche Wirschaft mancano circa 300mila posti solo negli asili nido per bambini sotto i tre anni.

Nel secondo caso il problema riguarda la crisi della formazione professionale (duale) non universitaria, per anni fiore all’occhiello del sistema di formazione tedesco. Con l’aumento del numero degli studenti medi che possono accedere alla formazione universitaria, le imprese fanno sempre più fatica a trovare giovani ragazze e ragazzi disponibili ad imparare un mestiere di livello medio-basso attraverso il sistema di alternanza scuola-lavoro. Il numero dei posti di apprendistato che non riescono a essere occupati si è infatti triplicato negli ultimi dieci anni – un problema che non riguarda più unicamente il settore dei servizi, ma che colpisce sempre di più anche il settore industriale e artigianale. 

La pandemia ha colpito sia il sistema di assistenza all’ infanzia, sia il sistema di formazione professionale, rendendo ancora più visibili problemi che però erano già ben noti da tempo. La chiusura di asili nidi e scuole materie per via del rischio di contagio del personale più anziano ha mostrato quanto elevato sia il numero di dipendenti che nei prossimi anni lascerà il mondo del lavoro e dovrà essere sostituito da personale più giovane. Nel settore industriale e artigianale la pandemia ha portato invece ad una ulteriore diminuzione del numero degli apprendistati, questa volta non dovuto ad una diminuzione della domanda da parte dei giovani, quanto ad un calo dell’offerta da parte delle aziende.

Il ruolo del Next Generation EU nel contesto tedesco

Nonostante il significato di queste sfide, il fatto che il piano tedesco Next Generation EU riservi cosi poche risorse alle politiche del lavoro non deve stupire più di tanto. Due motivi, uno prettamente politico, un altro prettamente economico, aiutano a capire. 

Da un lato è certo che la discussione sugli sviluppi economici del dopo-covid sarà al centro del dibattito politico in vista delle elezioni nazionali il prossimo autunno, che apriranno l’era del dopo-Merkel. Qui è chiaramente visibile l’intenzione del governo di non voler “pregiudicare” con un piano troppo dettagliato la politica economica e sociale del prossimo governo. La maggior parte dei progetti elencati nel PNRR – compresi le risorse per le politiche del lavoro – riguarda infatti iniziative già in corso o programmate da tempo. 

Dall’altro lato è già adesso chiaro che per la Germania i vantaggi economici del Next Generation EU non sono particolarmente elevati. Primo perché i sussidi complessivi, ai quali secondo le prognosi attuali lo stato tedesco potrà accederà fino al 2027, ca. 30 Miliardi di Euro a prezzi correnti, sono di gran lunga inferiori alle spese messe in bilancio dal governo solo per il biennio 2020-2021 per limitare l’impatto economico della pandemia: ca.130 Miliardi di Euro di aiuti economici a famiglie, lavoratori e imprese e di incentivi alla sviluppo tecnologico del programma “Zusammen durch starten“.  

Secondo perché gli strumenti di credito previsti dal fondo europeo non sono particolarmente interessanti per lo stato centrale tedesco, i cui titoli di stato sono attualmente cosi richiesti da avere già da alcuni anni tassi di interesse negativi.  C’è da aspettarsi pertanto che le politiche di ricostruzione post-Covid in Germania saranno finanziate direttamente attraverso l’aumento del debito pubblico senza bisogno dei programmi europei. In fondo lo stato centrale tedesco attualmente più debiti fa, più ci guadagna.

1 – https://www.bundesfinanzministerium.de/Content/DE/Gesetzestexte/Gesetze_Gesetzesvorhaben/Abteilungen/Abteilung_E/2020-12-16-deutscher-aufbau-und-resilienzplan/1-Regierungsentwurf.pdf (21.03.2021)

2 – Vgl. IW-Kurzbericht 11/2018, https://www.iwkoeln.de/fileadmin/user_upload/Studien/Kurzberichte/PDF/2018/IW-Kurzbericht_11_2018_Kinderbetreuung.pdf  (21.03.2021)

3 – Berufsbildungsbericht 2020: p. 54, https://www.bmbf.de/upload_filestore/pub/Berufsbildungsbericht_2020.pdf (21.03.2021)

4 – compresi i programmi „minori“ quali ReactEU, Fondo Orizzonte Europa, JTS, etc.. cfr. Conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio 2020; NextGenerationEU: cifre per paese dell’UE: https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it (21.03.2021)

5 – Il tasso di interesse negativo dei titoli di stato si aggira attualmente intorno allo -0,6%.

 

(*) Sindacato Settore Educazione, Università e Scuola – GEW  Baden-Württemberg, Germania

   

 

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