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Il volontariato e’ la condizione congeniale e ottimale

Vi è una rinnovata spinta alla riforma de servizio civile, confermandone i connotati di servizio alla comunità nazionale, cittadinanza attiva, educazione civica alla pace, contributo alla gestione della transizione tra formazione ed attività lavorativa. Da risolvere la quantità di risorse in rapporto al contingente di volontari in una programmazione almeno triennale e la pronta messa in atto della macchina gestionale.

1. E’ ormai all’ordine del giorno del dibattito politico la riforma del servizio civile nazionale. Ed è condivisibile la tesi di chi sostiene che occorre oggi dare uno sbocco legislativo concreto alle problematiche fin qui emerse.

Vari i fattori/le condizioni hanno portato alla maturazione della situazione. 

Innanzitutto i risultati complessivamente positivi raggiunti in questi decenni di esperienza. Merito, intanto, delle origini e dell’impianto culturale, politico e gestionale realizzato. La spinta originaria dell’obiezione di coscienza come cultura e prassi volontaria in alternativa al servizio militare obbligatorio ha attivato e forgiato, anche nei passaggi legislativi successivi, motivi ispiratori, campi ed attività di intervento, soggetti associativi ed enti pubblici. Impronta che mantiene la valenza di lungo periodo. Quindi anche per il futuro.

In secondo luogo la quantità e la qualità dei ragazzi che hanno intrapreso la scelta: i dati riportati dagli esperti e dalle statistiche affermano in questi decenni il superamento di centinaia di migliaia di volontari. E la richiesta di accesso da parte dei giovani continua ad essere elevata. Insoddisfatta e quindi demotivata dalla carenza del sistema di finanziamento a disposizione (quantità scarse, tempi di erogazione incerti). Forse anche dalla discontinuità politica ed amministrativa realizzatasi in questi anni. (Se consideriamo i governi che si sono susseguiti, le loro diverse propensioni sul servizio civile, la variabilità dei dicasteri titolari).

In terzo luogo il rapporto tra enti promotori e qualità dei progetti. Non tutto è stato perfetto sul versante del monitoraggio sistematico e della vigilanza e quindi alcune questioni vanno affrontate e risolte, ma tutti gli osservatori concordano che i progetti approvati hanno, nella complessità, fornito un contributo coerente con lo spirito del servizio civile.

In quarto luogo è l’attuale fase economica e sociale, e in questa la particolarità della condizione giovanile in Italia, che spinge l’attenzione verso il servizio civile. Questo permane un punto di forza nei confronti di una crisi che non è meramente economica, ma di orientamenti largamente a-solidaristici, limitati nella responsabilizzazione ed nell’attivazione delle nuove generazioni .

E la politica, anche per la continuità della spinta delle associazioni, ha fatto i conti, in modo marginale nella precedente legislatura, con più attenzione in questa, con il fenomeno del servizio civile. Oggi sono tre i dispositivi legislativi di riforma pronti, a vari stati di elaborazione.  

A ciò vanno aggiunti i diversi livelli di attenzione nell’ambito della politica governativa. Per citarne due: il richiamo del Servizio Civile all’interno del programma ministeriale relativo alla Garanzia Giovani, l’evidenza del servizio civile nei programmi del partito di maggioranza e la volontà esplicita di proiezione in priorità di governo. Anche per la larga presenza in Parlamento di giovani che hanno fatto il servizio civile e di esponenti di enti che gestiscono progetti di servizio civile.

2. La scelta di intervenire va comunque basata su una puntuale riflessione dell’esperienza. Di cui valorizzare gli aspetti positivi.

Nell’intenzione della valorizzazione è emersa l’ipotesi (in verità poi in gran parte rientrata) da parte di alcuni di servizio civile obbligatorio, in quanto modalità alternativa e complementare al servizio militare, nella corresponsabilizzazione al servizio della comunità nazionale. Questo approccio contrasta con l’ispirazione di contenuti originari e – a fronte della previsione dell’accesso volontario al servizio militare – propone la questione paradossale dell’obiezione di coscienza all’obbligatorietà del servizio civile.  Né coglie la questione delle condizionalità (ex ante) necessarie: la dimensione del finanziamento, la dimensione dell’assetto istituzionale e gestionale della fattibilità. Si rischia altrimenti di semplificare tutto, nel vincolo delle compatibilità, con lo scambio aumento quantitativo dei partecipanti e durata del servizio. Tale scambio impoverisce le esperienze, non le valorizza. L’appetibilità del servizio, anche sul versante dei giovani, non consiste nella sua breve durata (la breve durata può apparire come la compensazione della obbligatorietà) ma nel rapporto tra motivazioni soggettive e qualità delle attività. Il volontariato permane la condizione congeniale anche in termini di motivazione.

L’universalismo nell’accesso dei soggetti volontari, in una logica antidiscriminatoria e di parità di opportunità (genere, condizioni di disabilità, etnia) va considerato il connotato congeniale in termini di impostazione.  Per la disabilità, ad esempio, è necessaria l’accortezza verso la persona disabile in quanto destinatario di servizio, ma altrettanta accortezza va introdotta nell’accesso della persona disabile al servizio di volontariato. Rimane aperta la dimensione della selettività, di fatto collegata alla disponibilità di finanziamenti, agli interventi sostenuti, alla premialità sottostante ai criteri, alla qualità dei soggetti promotori e gestori dei progetti e dei progetti stessi. Quindi sui risvolti di qualità del reclutamento dei volontari in servizio civile. E’ più opportuno parlare, anche in questo caso, di universalismo selettivo, rendendo trasparente e monitorando l’interdipendenza trarisorse disponibili, quantità-qualità dei progetti, implicazione di capacità abilità iniziali sottostanti ai curriculum dei volontari.

Altra dimensione introdotta dal dibattito recente è quella lavoristica ed economicistica. A cui occorre non cedere. La conferma dell’impostazione dei valori sottostanti al servizio civile (servizio alla comunità fino alla comunità internazionale, addestramento ed esercizio della cittadinanza attiva nei vari campi di intervento) con l’intera gamma di attività previste, è un orizzonte ampio e di lungo periodo dell’investimento politico economico e sociale.  

E se è opportuno affrontarne le motivazioni e le valenze relative all’economia ed al lavoro, occorre muoversi in una prospettiva coerente. Il volontariato del servizio civile ha già dimostrato di essere di per sé un investimento per l’economia non profit  e per le comunità locali. E’ un fattore, con il capitale umano, di sviluppo inclusivo per la dimensione di apporto di risorse economiche e professionali.

L’attività di volontariato del servizio civile, inoltre, è formativa anche per le possibili ricadute sul lavoro. In questa direzione vanno comunque intrapresi percorsi per il riconoscimento formale delle abilità, capacità, competenze, anche informalmente possedute all’inizio delle attività.  In generale e per le specifiche attività svolte. Certo c’è la necessità di prevedere qualche adeguamento del profilo normativo. Molto va fatto, comunque, sul piano della gestione e del monitoraggio, attivando quei rapporti tra enti gestori dei progetti e soggetti pubblici e privati (molti dei quali già in possesso dei requisiti in quanto autorizzati o accreditati) preposti alla certificazione delle competenze. In questo modo il servizio civile è nelle condizioni di contribuire al programma Garanzia Giovani.

La transizione tra formazione/istruzione e lavoro può essere un terreno di valorizzazione dell’esperienza del servizio civile, ma non una finalizzazione esclusiva e per questo enfatizzata.

L’attuale bacino potenziale di intervento può prevedere quello dei soggetti fuori dalla formazione e fuori dal lavoro.  Ma il target specifico dell’intervento va qualificato in termini di motivazioni soggettive e qualità degli interventi previsti dai progetti. Da evitare è la mera conferma  dell’appartenenza a circuiti già variamente fidelizzati ovvero già dentro i recinti dell’associazionismo e delle adiacenze agli enti locali. E, nella filiera della transizione formazione lavoro, proprio con la presenza delle associazioni è possibile concorrere ad intercettare fabbisogni di fasce giovanili anche in sofferenza con obbligo scolastico e con orientamento e sviluppo professionale . 

L’approccio al lavoro ha percorsi propri, differenziati, personalizzati, a partire dal rapporto tra condizione soggettiva e contesto socio produttivo. L’esperienza di servizio civile rappresenta un ambito. Certo multidimensionale, comprensivo di pre-condizionalità o condizionalità formative occupazionali. L’ambito è più ampio del laborismo, con cui confina ed interagisce.  Ma va oltre.

La funzione è sussidiaria a quella delle istituzioni formative nel campo dell’educazione civile, della cittadinanza attiva, del servizio alla comunità, estesa al principio di servizio alla Patria, distinto ma concorrente al servizio militare. Patria dimensionata dinamicamente dal locale al nazionale, all’Europa e al mondo. Nella concretezza di interazioni che escludono ricorso a forme violente di intervento e quindi rigettano o si oppongono a politiche offensive di armamento. 

Quindi non può il servizio civile essere concepito meramente come tardo tipo di lavori socialmente utili o lavori di pubblica utilità, o una imitazione di mini job tedesche, pur ricalcando ambiti di attività quali quelle culturali, ambientali, di protezione civile, di assistenza socio sanitaria . I sistemi da mettere in campo sono di tipo agevolativo e le sanzioni vanno tarate sulla perdita dei sostegni. Anche se il profilo della prestazione del volontario in servizio civile non deve essere attaccabile.

Altro collegamento da valorizzare maggiormente è quello col fenomeno crescente dell’invecchiamento attivo. Molte esperienze sono state realizzate ed è tempo di sistematizzare, enfatizzandone le potenzialità di una interconnessione tra le due transizioni: quella formazione lavoro e quella condizione lavorativa anzianità attiva. Il terzo settore ed il servizio civile può essere la sede di sperimentazione di azioni di sistema. Nei progetti di servizio civile l’attivazione delle due soggettività (giovani e anziani) può trovare molteplici combinazioni. Ciò può evitare il diffondersi di una settorializzazione per categorie (servizio civile per giovani, servizio civile per anziani) che alla lunga può dimostrarsi sterile.

3. In termini di questioni aperte dall’esperienza decennale,  al fine dello sviluppo del servizio civile, le priorità, ormai largamente condivise, sono quelle relative all’incertezza del finanziamento, l’armonizzazione dell’approccio tra stato e regioni, il collegamento del servizio con altri ambiti, la semplificazione delle procedure, una maggiore flessibilizzazione delle durata, l’apertura ai giovani stranieri con residenza consolidata, un sistema di monitoraggio, valutazione e vigilanza. Su alcuni di questi punti un orientamento.

In una logica di universalismo selettivo la questione da risolvere è la definizione quantitativa del contingente di volontari in servizio civile su basi pluriennali. Ne discende l’ammontare del finanziamento su base almeno triennale. L’entità del finanziamento e la previsione pluriennale sono la cartina tornasole delle volontà di valorizzazione del servizio civile. La programmazione triennale degli stanziamenti sembra acquisita dalla legge di stabilità. Ciò che non è acquisito è la stabilizzazione triennale del livello di finanziamento che decresce e non si pone incrementi quantitativi.

A riguardo potranno essere verificati vari capitoli di spesa del bilancio nazionale: dalla riconversione della spesa militare, alla previsione della concorrenza di altri dicasteri competenti per le attività oggetto degli interventi. L’ottimale è il mantenimento della unicità di programmazione, gestione e monitoraggio dei programmi da parte dell’Ufficio Centrale.

Confermato il concorso delle Fondazioni bancarie, la questione del contributo degli enti accreditati va introdotto non a scapito del trattamento dei volontari in servizio civile. Può essere ipotizzata la logica del cofinanziamento proprio dei progetti europei, in rapporto al tipo di ambito di intervento. Così come è opportuno che il Fondo nazionale posa essere tra i destinatari delle opzioni dell’8 per mille. Risorse interessanti possono essere rintracciate all’interno della Programmazione 2014 2020.

Alla luce delle esperienze un‘armonizzazione maggiore va realizzata in termini di governance Stato Regioni ed Autonomie locali con i riflessi di ripartizione delle risorse e del cofinanziamento. Ciò dovrebbe aiutare la eccessiva diversificazione degli interventi tra stato e regioni, che comunque hanno la potestà di organizzare proprie strutture e programmi di servizio civile. E dovrebbe mettere al riparo dai ricorsi di costituzionalità.

E’ acquisizione condivisa la necessità di rendere più flessibile la durata dei progetti in rapporto agli obiettivi ed alle attività specifiche superando la rigidità dei dodici mesi.

Relativamente allo “statuto del volontario in servizio civile” – confermata la natura di non rapporto di lavoro così il trattamento economico ed assicurativo – vi è da rafforzare l’aspetto formativo in termini di educazione civica, rapporto competenze prestazioni, affiancamento / tutoraggio, riconoscimento e certificazione delle competenze. Ciò rende di fatto spendibile il servizio dentro la Garanzia Giovani.

La coerenza dell’attuazione dei progetti allo “statuto” deve essere oggetto di una sfera particolare di monitoraggio che non si limita allo stato di soddisfazione del volontario nel servizio.

4. La spinta verso la riforma del servizio civile può trovare una concretizzazione normativa, anche perché le posizioni politiche maggioritarie non sono distanti tra loro e possono contribuire ad un testo innovativo.

Due rimangono gli aspetti rilevanti da risolvere:  – l’esperienza di altri paesi ci propone l’obiettivo di un incremento progressivo del contingente e quindi della certezza della spesa programmata dedicata; – la definizione legislativa e la sua realizzazione da parte della pubblica amministrazione a livello di stato e di autonomie regionali.

 


 

I – In particolare va approfondita la rilevante presenza di volontari nelle regioni meridionali e delle isole.

II – Due sono i disegni di legge formalizzati alla camera (Sereni ed altri, Moroni ed altri). Un testo non ancora presentato è stato elaborato da deputati SEL. 

III – Ipotesi di autorevoli esponenti politici hanno inizialmente proposto una durata di tre mesi del servizio.

IV – I dati consultati sul livello di istruzione dei volontari evidenziano una larga presenza di laureati, seguiti da diplomati. Limitata è la percentuale di diplomati della scuola dell’obbligo.

V – La ripartizione dei progetti per settori di intervento evidenzia, pur con percentuali differenti: assistenza, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, protezione civile. Vedi schede

VI – La Legge 20 dicembre 2013, n. 147,  afferma la programmazione triennale del finanziamento con l’erogazione di Euro 105.277.000 per l’anno 2014, ma prevede per gli anni 2015 e 2016 stanziamenti ridotti (73.350.000 per l’anno 2015, 73.519.000 per l’anno 2016). Ciò significa allo stato attuale la previsione di una tendenza alla diminuzione del numero di volontari in servizio civile.

 

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