Occuparsi di orientamento formativo e professionale per i ragazzi rappresenta un’attività largamente più delicata di quanto appaia in prima battuta.
Per misurarlo è sufficiente osservare gli sguardi degli studenti quando si racconta loro il quotidiano di un mestiere: un mix di curiosità e distacco, come dinanzi ad una storia mai raccontata, accattivante ma incorniciata in una dimensione che quasi non li riguarda.
Non è un mistero che la maggior parte degli alunni viva il mondo del lavoro come un tema distante e scollegato dal personale percorso formativo. Anche coloro che per necessità o scelta avviano un’esperienza lavorativa al termine delle scuole superiori tendono a posporre il più possibile il momento in cui affrontare concretamente il tema, dedicandosi al “pezzo di carta” sino all’ultimo. L’approccio prevalente è quasi fatalistico, quello per cui “qualcuno” o “qualcosa” interverrà per mostrare loro il percorso da seguire e poi “….io speriamo che me la cavo!”.
Nulla di più dispersivo. Cosa c’è in campo per contrastare un siffatto fenomeno sociologico? Soprattutto, quale modello metodologico è più efficace per scardinare questa cultura del rinvio?
Le scuole si stanno facendo carico di un modello di orientamento formativo teso a garantire sostegno a tutti i momenti di scelta e transizione dei ragazzi, lungo tutto il percorso formativo, per promuovere occupabilità, inclusione sociale e crescita. L’ambizione probabilmente supera la strumentazione. Infatti, nonostante la progettualità in campo, il mercato del lavoro cerca competenze che oggi i giovani sviluppano in modo disorganico, in quanto privi di orientamento professionale sistemico, strutturato e omogeneo sul territorio nazionale.
Numerose e qualificate ricerche hanno misurato il fenomeno. È la carenza di orientamento che, secondo il Censis, contribuisce a bloccare l’ascensore sociale in un Paese che continua a perpetuare le condizioni di partenza delle famiglie. In più, il pessimismo inquina le scelte: il 57% degli italiani ritiene che figli e nipoti non potranno vivere meglio di loro. Dato corroborato dalle statistiche: i giovani di oggi hanno redditi inferiori del 26,5% rispetto a quelli di 25 anni fa, a fronte di una ricchezza degli over 65 che è aumentata del 24,3%[1]. Questi dati sono vissuti intimamente dai giovani, che mostrano forte preoccupazione nella loro capacità di lavoro futuro: il 70,8% di studenti di scuola secondaria di II grado ritiene che le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro renda i giovani sfiduciati, e ciò penalizza ulteriormente il loro approccio al lavoro, e il 40,5% dello stesso panel ritiene che avrà grossi problemi a lavorare (il 16%) o che si dovrà accontentare di qualunque lavoro, pur di avere un reddito (il 24,5%)[2].
Ma come si combina questo pessimismo con la reale dinamica del mercato del lavoro? I dati evidenziano come una tale radicale sfiducia non sia giustificata, e perda addirittura di senso nel caso in cui l’entrata nel mondo del lavoro sia posticipata negli anni. Già da tempo il cospicuo tasso di disoccupazione giovanile è solo parzialmente dovuto alla “crisi” economica: i datori di lavoro riferiscono che le loro aziende sono danneggiate dall’impossibilità di reperire i lavoratori giusti: in Italia questa carenza arriva fino al 47% dei casi, la percentuale più alta tra gli 8 Paesi UE della ricerca McKinsey[3].
Il mercato del lavoro è un puzzle di competenze che si scompone e ricompone in maniera rapida. Nell’orizzonte temporale in cui uno studente percorre il suo ciclo di studi secondario, di I e II grado, nascono decine di nuovi mestieri ad alta occupabilità (recenti esempi in agricoltura, nei servizi web, nelle attività professionali, scientifiche e tecniche nel settore dell’efficienza energetica, nella logistica, nel turismo), mentre intere famiglie professionali sperimentano drastiche riduzioni di domanda sul mercato del lavoro (come la strutturale contrazione occupazionale nel comparto bancario e nell’edilizia tradizionale).
Una tale incalzante dinamica non giustifica pessimismi universali di sorta. Pone tuttavia un problema concettuale in tema di orientamento. Bisogna abbandonare una logica di indirizzo nel merito, suggerendo agli studenti questo o quel percorso, per dedicarsi ad un “mestiere” probabilmente più complesso: radicare la cultura dell’auto-orientamento. E’ necessario innovare l’approccio, con una logica ribaltata che trasferisca anche sul giovane e sulle famiglie tanto la responsabilità quanto la possibilità dell’orientamento formativo e professionale, al fine di dotare i ragazzi di un metodo sistemico per recuperare le informazioni critiche su come prendere decisioni strategiche per la loro vita futura.
Il piano nazionale di orientamento del Miur è già fortemente indirizzato su questa logica, perorando un insieme di attività di orientamento integrate con le offerte formative, tese a rafforzare la capacità dei ragazzi di individuare ed elaborare il personale progetto di vita.
Nella misura in cui i docenti riescano in questo ambizioso obiettivo, saremo a metà percorso. Perché i giovani siano in condizione di atterrare efficacemente sul mercato del lavoro è indispensabile che sia consentito loro di reperire le informazioni necessarie a dare corpo al loro progetto. In tutti i Paesi ove il mercato del lavoro alloca meglio le risorse, i giovani hanno a disposizione strumenti di auto-orientamento rappresentati da portali web, strumenti in condizione di assolvere a due compiti dirimenti: fornire informazioni dinamiche e assecondare le abitudini cognitive dei ragazzi.
Avendo lungamente studiato le migliori esperienze internazionali, nel 2014 abbiamo avviato un progetto di orientamento fondato su questa logica web. Dopo oltre due anni di mappatura, popolamento e strutturazione IT, all’inizio del 2016 abbiamo lanciato WeCanJob.it, con l’ambizione di mettere a disposizione di docenti e studenti uno strumento con informazioni fruibili, complete, dinamiche ed in modalità accattivante; linguaggio semplice, intuitivo e multimediale, interattività ed approccio social sono le condizioni per renderlo fruibile, connettersi rapidamente con i giovani, assecondare il personale percorso di avvicinamento ed apprendimento.
L’aspirazione di WeCanJob.it è quella di arricchire la strumentazione utilizzabile, per studenti e docenti, nei diversi momenti del percorso di orientamento, consentendo ad entrambi di beneficiare delle medesime offerte digitali presenti in altre economie della conoscenza, nostre concorrenti naturali.
Il corpo docente coinvolto in maniera integrata nell’attività di orientamento potrà essere sostenuto nel processo di potenziamento delle competenze, così come indicato dal Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019, al fine di fornire agli insegnanti un quadro teorico consistente e mostrare esempi e modelli significativi, immediatamente applicabili, favorendo la correlazione tra attività curricolari e situazioni di realtà[4].
Per lo studente l’auto-orientamento acquista valore se diviene attività continua, declinazione di un’abitudine mentale. La familiarità con ambiti e traiettorie professionali viene acquista sulla base di un flusso continuo di informazioni, attraverso canali cognitivi e relazionali a lui congeniali (multimedialità, social network, piena fruibilità sui dispositivi portatili).
In questo percorso di auto-orientamento, il giovane deve essere supportato dai docenti e dalla famiglia per arricchire il più possibile l’informazione di contesto, sviluppare la consapevolezza di sé, scardinare la cristallizzazione di luoghi comuni, irrobustire progressivamente la reale capacità di connettere le vocazioni e i talenti con gli sbocchi occupazionali favoriti.
La cultura della scelta consapevole che il giovane apprende in questo processo si evolve in un vestito mentale che lo accompagna anche nella sua vita di lavoratore adulto, consentendogli di non farsi sorprendere dai rapidi cambiamenti (soprattutto produttivi) a cui la nostra società è sottoposta.
(*) Fondatore di WeCanJob.it
[1] “50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016”, consultabile sul sito: www.censis.it
[2] “Il vuoto della sfiducia crescente nella scuola”, ricerca presentata il 26 giugno 2014, consultabile sul sito: www.censis.it.
[3] “Studio ergo Lavoro. Come facilitare la transizione scuola-lavoro per ridurre in modo strutturale la disoccupazione giovanile in Italia” – McKinsey & Company, 22 gennaio 2014, consultabile sul sito www.mckinsey.it.
[4] Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019, capitolo 4, Sezione 4.2 “Didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base”