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Lettera aperta ai Segretari Generali di CGIL, CISL, UIL

Carissimi,

sappiamo che siete alle prese con una gestione dell’emergenza sanitaria ed economica di dimensioni inedite, giunta tra capo e collo su tutti noi. Giustamente siete concentrati sulle misure che assicurino nell’immediato ai lavoratori e alle lavoratrici il massimo di sicurezza reddituale possibile e che scongiurino licenziamenti di massa. Lo state facendo mantenendo ferma la barra sulla priorità della tutela della salute, rispetto a spinte e controspinte tendenti a rendere centrali soltanto le esigenze della produzione e degli affari. Questo atteggiamento dà sicurezza nel periodo – sperabilmente corto ma non brevissimo – della diffusione del covid 19.

Ma ci permettiamo di sottolineare che occorre dare anche speranza alle persone. “Andrà tutto bene” è un bel messaggio ottimista. Sappiamo che questa pandemia mondiale accelererà cambiamenti già visibili prima di questo evento terribile, ma che tutti pensavamo graduabili nel tempo. Non sarà così, ce lo dicono tutti gli analisti sociali ed economici più avveduti. Anche se, ovviamente, nessuno dispone di ricette salvifiche.

Né conviene farsi prendere dalla voglia di soluzioni facili. Dare speranza in una fase di prevedibile, grande transizione dall’industrialismo novecentesco all’economia circolare e dell’intelligenza artificiale è impresa nello stesso tempo titanica ed entusiasmante. Anche in Italia. Viene in mente ciò che provarono Di Vittorio, Pastore e Viglianesi di fronte alla gigantesca trasformazione dell’Italia da Paese prevalentemente agricolo, a Paese industrializzato, nel corso degli anni 50. Di certo, non si scoraggiarono, né si arroccarono sull’esistente. 

Ora, è chiaro che se non si hanno visioni lunghe, le difficoltà che si profilano – sia perché l’Europa non è in grado di porsi in un atteggiamento di ampia solidarietà, sia perché le tensioni potrebbero alimentare arretramenti anche sul piano della democrazia sostanziale – ricadranno sui lavoratori e sugli strati più deboli della società, a partire dai giovani. 

Perciò, vi chiediamo di proporre a prestigiose personalità dell’economia, della finanza, delle scienze sociali e tecnologiche, dell’ecologia, del diritto e della cultura di collaborare con voi, in uno sforzo generativo di nuove energie e nuove prospettive. Occorre progettare il futuro del lavoro, in modo da avere a disposizione obiettivi, strumenti e politiche che consentano di trasformare la realtà e di farlo in un clima di condivise certezze. 

Soltanto le grandi organizzazioni sindacali, oggi, possono svolgere un convincente ruolo di orientamento, avendo a disposizione non solo esigenze da rappresentare ma anche proposte da realizzare. In questo modo, chi un posto di lavoro ancora ce l’ha, chi lo sta per perdere, chi non l’ha mai avuto, individueranno quel bagliore di speranza che consenta di continuare a credere nel futuro.

Giorgio Benvenuto  Cesare Damiano  Raffaele Morese 

Roma, 31/03/2020 

          

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