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La tenerezza di Dio – Abba’ e di Gesu’

Leonardo Boff, tra i più importanti teologi viventi, è una delle maggiori coscienze critiche della nostra difficile contemporaneità. Uno dei grandi padri della teologia della liberazione latino-americana.

La sua teologia vive e si alimenta nel binomio «Parola di Dio e Storia delle donne e degli uomini» di questo tempo. Ha analizzato, come pochi, la crisi ecologica, elaborando una eco-teologia della Madre Terra che ha influenzato, non poco, la coscienza ecclesiale. Un profeta che getta il suo sguardo, nell’ottica sempre attuale del Vangelo della liberazione, sugli avvenimenti umani.

In questo volume, che sarà nelle librerie a luglio, con il suggestivo titolo La tenerezza di Dio-Abbà e di Gesù,Leonardo Boff ci offre un “inno” appassionato all’amorevolezza di Dio. La parola amorevolezza, usata dal teologo brasiliano, è carica di significato: indica l’affettuosa benevolenza, la dimostrazione di affetto di Dio nei confronti dell’uomo e del creato. Il Dio-Abbà di Gesù di Nazareth è un Dio amorevole.

La riflessione di Boff parte dal Gesù Storico, l’artigiano-falegname di Nazareth, vissuto in Palestina, periferia dimenticata dell’Impero romano, più di duemila anni fa. Il contesto è quello di Israele sotto l’occupazione imperialista di Roma, ambito in cui Gesù di Nazareth sviluppa il suo progetto salvifico: «Unire il Padre Nostro, e il suo Regno, al Nostro Pane».

Proprio nella preghiera del Padre Nostro, che Tertulliano definisce come «il sommario di tutto il Vangelo», si esprime il progetto che risponde ai tre bisogni fondamentali: l’esistenza di qualcuno che possa accogliere l’uomo così com’è e donargli il massimo conforto (qui emerge la figura di Dio-Abbà), la fame insaziabile di un senso ultimo e pieno di tutto ciò che esiste in cielo e in terra (essa è sempre presente nella vita umana e qui emerge il Regno) e la fame saziabile del pane (senza la quale le altre perderebbero terreno perché esso è l’alimento quotidiano che garantisce la continuità della vita sulla Terra).

«Solo chi tiene sempre unito il Padre Nostro e il Nostro Pane, nella prospettiva di un significato finale e appagante come il Regno, può dire Amen». Al cuore di questo progetto salvifico c’è la sconvolgente, almeno per l’Ebraismo di quel tempo, esperienza della profonda consapevolezza di Dio come Abbà(ilpapà buono e amorevole) fatta da Gesù di Nazareth. 

Chiamare Dio Abbàè segno di intimità profonda, esprime l’essere figlio di un papà buono. Nel Battesimo nel Giordano, Gesù fa questa esperienza dell’amorevolezza di Dio. Così il Figlio prediletto di Dio-Abbà irrompe nella storia umana, inaugurando la sua predicazione, la Buona Novella del Dio-Amore.

I preferiti di questa predicazione sono i lontani, gli eretici, le prostitute, i poveri, i malati (spesso psichici) e tutti quelli che la religione ufficiale teneva lontano da Dio. Attraverso di loro si manifesta la vicinanza dell’universalità dell’amore di Dio-Abbà.

«Il Regno, contrariamente alle aspettative degli ebrei, non era il ristabilimento del vecchio ordine, la liberazione politica contro la dominazione romana che tanto li metteva in imbarazzo. Il Regno di Dio, per Gesù, è un’altra cosa: consiste in una nuova relazione di amorevolezza tra le persone, donne e uomini, anche quelle di pessima fama, straniere ed eretiche, includendo tutti, anche gli ingrati e i malvagi. Ciò che prevale adesso è questa amorevolezza, che ci avvicina di più al prossimo, mediante l’accoglienza e la misericordia senza limiti».

In questo Boff si trova in sintonia profonda con il Magistero di Papa Francesco. Entrambi sono, ciascuno con il suo ruolo, «fratelli universali», «artigiani della pace». Per dirla con le parole dell’Enciclica FratelliTutti:«Instancabili operatori di pace. Il loro grido contro l’antiregno della storia è sovversivo rispetto all’ordine di questo mondo. Sono Testimoni della Risurrezione».

Le parole finali di Boff ci danno il respiro di questo cammino sovversivo: «Per ogni generazione è un Maestro. Egli, in verità, è venuto per insegnarci come vivere: vivere l’amore incondizionato, la solidarietà, la compassione e l’abbandono generoso a Colui che è più Grande, al Dio dai mille nomi».

Lo diceva bene il grande poeta portoghese Fernando Pessoa (1888-1935): «Egli è l’eterno bambino, il Dio che mancava. […] Egli è il divino che sorride e gioca. […] È il bambino che è così umano da essere divino». «Egli ha portato questa umanità e noi ancora non abbiamo imparato abbastanza per viverla. Ecco perché il mondo appare ai più come perverso, ostile e doloroso. Finché non seguiamo le orme del Nazareno, vagheremo lungo numerosi sentieri rocciosi. E dimentichiamo la cosa più importante che ci ha rivelato: che ciascuno, uomo e donna, poco importa la condizione morale e la definizione ideologica o religiosa, è un caro figlio e figlia di Dio-Abba, Colui la cui misericordia è senza limiti. E ci ha insegnato l’amorevolezza senza la quale perdiamo la nostra dignità e la nostra umanità. Per il fatto di essere risuscitato ci ha anticipato la buona fine della storia. Dopo questa vita viene la risurrezione».

 dal sito: https://www.arel.it/wp-content/uploads/2024/06/LA-TENEREZZA-DI-DIO-ABBA-E-DI-GESU.pdf

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