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Se i bambini pagano i costi della crisi 

Il grido di allarme della Caritas deve essere ascoltato. Bisogna agire presto. Sì, perché la situazione della povertà è grave e non da ora, nè dai tempi della pandemia. Da molto prima, e cioè da 10 anni fa, quando la povertà assoluta è raddoppiata e triplicata tra bambini e giovani fino a 34 anni. Certificato dall’Istat. 

Siamo arrivati a 5 milioni 600 mila poveri assoluti, i più poveri tra i poveri. Non che la pandemia non abbia contribuito ad un ulteriore incremento. 1 milione di poveri assoluti in più nel 2020, con tutto il reddito di cittadinanza. Ma il grande balzo è avvenuto molto prima e cioè nel 2012. 

Sempre i bambini i più colpiti, allora come adesso. Un numero ormai vergognosamente alto,1 milione 400 mila, il 14% dei minori. Seguiti dai giovani. Un film già visto. Ed è proprio questo protrarsi della situazione senza interruzione, che deve preoccuparci. Perchè puó sottendere un aumento della permanenza nella povertà che rischia proprio di intrappolare bambini e giovani. 

Permanere nella povertà per un bambino è particolarmente grave, perchè crea i presupposti per rimanere povero anche da adulto. I processi di esclusione si cumulano nel tempo, svantaggi su svantaggi. Un bimbo povero non riesce a sfruttare tutte le opportunità che si presentano a un bimbo non povero. E così diventa sempre più escluso, suo malgrado. 

Per questo è fondamentale interrompere il circolo vizioso della povertà. Per interrompere la trasmissione intergenerazionale della povertà. E allora cerchiamo di essere realisti. Combattiamo con tutte le forze la povertà. Difendiamo in primis i nostri bimbi, migliorando il reddito di cittadinanza e facendoli pesare nella famiglia quanto gli adulti ( oggi contano la metà di un adulto nel reddito di cittadinanza). E liberiamoci una volta per tutte di questa immagine terribile dei “poveri furbetti”. 

L’Istat misura rigorosamente la povertà, la Caritas la incontra direttamente sui territori e agisce per attutirla. E tanto, tanto estesa. Troppo e da troppi anni. Facciamo in modo che lo strumento contro la povertà migliori e raggiunga le famiglie che soffrono di più, con bambini, giovani, operai, disoccupati, comprese quelle che sono straniere e sono in Italia da almeno cinque anni. 

Il nostro Paese sta soffrendo troppo. Nonostante tutto, non abbiamo assistito in questi anni a fenomeni di disgregazione sociale. Non abbiamo avuto i gilet gialli. O degenerazioni violente. Il nostro tessuto sociale ha retto. Ma attenzione. Fino a quando potrà reggere? La situazione è peggiorata e peggiorerà ulteriormente. Ricordiamoci che questi sono i dati 2021. 

Il 2022 non sarà meglio, anzi. L’ inflazione colpisce tutti, ma ha più forte impatto, su chi ha redditi più bassi, sui più poveri che hanno la quota maggiore di spese su energia e alimentari. Al prossimo governo il compito di intervenire responsabilmente. 

E ricordiamoci sempre che l’Istat ha stimato che se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza , avremmo avuto 1 milione di poveri assoluti in più. Attrezziamoci per costruire la rete di protezione per chi sta peggio, migliorando gli strumenti di contrasto alla povertà attuali. Rafforziamo il ruolo del no profit e del volontariato. E’ dovere di una democrazia con la D maiuscola, garantire sostegno e solidarietà rigenerativa a chi sta peggio. E costruire percorsi solidi di uscita dalla povertà per chi non riesce a vivere una vita dignitosa. —

*da La Stampa 18/10/2022

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