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I gap territoriali e sociali che la scuola non sa più colmare

I risultati delle prove Invalsi del 2019 hanno evidenziato enormi problemi negli apprendimenti degli studenti e, dunque, nella nostra scuola. Molti erano già noti. Il fatto, tuttavia, di avere per la prima volta una fotografia completa fino al termine del ciclo scolastico e senza i problemi di attendibilità negli anni scorsi dovuti alle manipolazioni dei test da parte dei docenti (cheating), ha caricato il quadro di ulteriore drammaticità, suscitando un dibattito più preoccupato del solito. Giustamente.

Colpisce in particolare la percentuale di studenti delle regioni meridionali che, nei livelli successivi alla primaria, non raggiunge il traguardo di apprendimento previsto dalle Indicazioni nazionali per il curricolo, ossia la soglia di competenza ritenuta minima per quell’età: al quinto anno delle superiori, circa il 60% dei ragazzi di Campania, Calabria, Sardegna e Sicilia è del tutto carente in matematica e inglese; il 50% in italiano. Il fatto che il Sud abbia il primato dei 100 e lode alla maturità ci dice solo quanto poco affidabile sia l’esame di Stato e il suo metodo di valutazione. 

Non che il resto del Paese sia in forma: al Nord, un quarto dei ragazzi è sotto il livello accettabile in matematica, un dato che a 19 anni è difficile ritenere fisiologico.

La conclusione è che stiamo condannando una quota cospicua dei giovani italiani all’esclusione dai processi produttivi più innovativi, per i quali si richiedono conoscenze e competenze più elevate. L’emergenza scolastica ha, inoltre, un ruolo non solo sul blocco dell’ascensore sociale, ma forse anche sull’imbarbarimento dei rapporti sociali e civili, che troppo spesso la cronaca ci segnala.

I dati Invalsi confermano, infine, che i due nodi più critici del nostro sistema d’istruzione sono la scuola media, dove si rompono sia l’equilibrio territoriale fra Nord e Sud sia quello sociale sulla base dell’origine familiare, e l’istruzione secondaria professionale, dove si concentrano gli studenti più fragili, senza prospettive di prosecuzione degli studi.

 

*da 24 ORE,30 luglio 2019 

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