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La guerra degli asparagi*

Angela Merkel arriva al controllo documenti all’aeroporto a Parigi. 

“Nazionalità?”, chiede il funzionario. 

“Tedesca”. 

“Occupazione?” 

“No, rimango solo qualche giorno”.

Con questa battuta al vetriolo come incipit ho letto nei giorni scorsi della guerra degli asparagi in corso tra Francia e Germania. Lo spargelzeit, la stagione degli asparagi, normalmente in Germania funzionava così: da metà aprile a fine giugno arrivavano dall’Europa dell’est decine di migliaia di lavoratori stagionali che spesse volte guadagnavano abbastanza da poter campare poi a casa loro per molti mesi a seguire. Quest’anno il meccanismo del lavoro stagionale si è inceppato a causa della pandemia che ha costretto gli Stati a chiudere le frontiere. I tedeschi, quarti produttori al mondo di asparagi, hanno deciso, per i mesi di aprile e maggio, di importare quarantamila lavoratori rumeni con un ponte aereo organizzato ad hoc: per evitare il rischio contagio vengono visitati all’arrivo per poi vivere in un regime di clausura a scopo preventivo.

Secondo l’autorevole Wall Street Journal, in Francia sembra stia andando in un altro modo. Non potendo disporre dei lavoratori stagionali stranieri, i produttori hanno chiamato a raccolta i disoccupati francesi. In 210.000 hanno risposto e la raccolta sta procedendo, seppur con molte difficoltà. Il lavoro è massacrante e bisogna esserci abituati: per questo motivo molte persone dopo i primi giorni si ritirano. In ogni caso, la raccolta degli asparagi sembra procedere.

Nel frattempo, in Italia cosa sta succedendo? A causa della pandemia i braccianti, per lo più irregolari, non si sono presentati e la nostra verdura comincia a marcire. Non abbiamo i soldi per importare lavoratori stranieri con aerei speciali come la Germania e così il Ministro dell’Agricoltura ha lanciato la proposta di regolarizzare quei lavoratori immigrati che si prestino alla raccolta. La proposta non è stata però raccolta da nessuno. Un Governatore regionale ha invece proposto l’utilizzo di parte di quei 900.000 percettori del reddito di cittadinanza risultati idonei al lavoro. Anche questa proposta è caduta nel silenzio. 

Non è compito mio qui valutare i pro e i contro delle due proposte o di altre che si potrebbero fare. Noto però che l’Italia ha il tasso di occupazione più basso dopo quello della Grecia. In Italia, su 100 persone tra i 20 e 64 anni, ci sono 59 persone che lavorano, in Francia sono 71 e in Germania 79. In Italia stiamo andando incontro ad una recessione senza precedenti e stiamo chiedendo solidarietà senza condizioni agli altri Paesi. Già oggi la BCE compra ogni mese 20 miliardi di titoli di stato italiani: senza questi acquisti saremmo già in default. Eppure, gridiamo che tutti sono contro di noi. 

Possibile non ci sia nessuno che, invece di urlare, voglia parlare anche di asparagi?!

 

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