Si apre la stagione di bilancio con i suoi pericoli che spaziano dai tentativi di rafforzare la manovra alle necessarie intese sul fronte delle Regioni per disinnescare il possibile aumento delle imposte locali o la riduzione dei servizi.
Il confronto, attento alle aspettative del Paese, dovrà elaborare una soluzione all’ altezza della situazione eccezionale di crisi, per durata ed intensità.
In questo scenario di potenzialità e di incertezze anche il sindacato dovrà inseguire una prospettiva di futuro proponendo e sostenendo una politica espansiva di bilancio compatibile con le regole comunitarie, ma capace di sostenere la domanda, attraverso i consumi, e l’offerta, attraverso le riforme.
La lettera.
La lettera strettamente confidenziale inviata dalla Commissione europea all’ Italia è severa ma segna la differenza con quella della Bce del 2011, nel momento più drammatico della crisi economica e politica, che stava mettendo a rischio la stessa Europa.
La lettera diventa anche l’occasione per riflettere sui progressi fatti grazie ai sacrifici degli italiani e, in particolare, di coloro che li hanno fatti come, ad esempio, i pensionati e i lavoratori.
Con questi sacrifici l’Italia e’ uscita dalla procedura di infrazione ed ha riconquistato un minimo spazio di manovra.
Tale manovra, nel suo complesso, costituisce una deviazione delle norme europee.
Tale deviazione si giustifica, secondo la Banca d’ Italia, se i margini di manovra saranno utilizzati per innalzare il potenziale di sviluppo in forza di un lucido ed efficace processo riformatore che riavvicini Stato e cittadini.
Sviluppo e credibilità.
La bollinatura al progetto di legge di stabilità della Ragioneria dello Stato, che deve certificare i numeri della manovra e verificare la quadratura del bilancio, e’ arrivata una settimana dopo l’approvazione formale del Governo e, sembra, dopo parecchi rimaneggiamenti.
I canali istituzionali, attraverso i quali si sviluppa la messa a punto della legge di bilancio, sono andati in corto circuito. Occorre riconoscere il coraggio di una scelta politica che opta per una finanziaria incentrata sulla parola crescita, superando quel parametro insidioso rappresentato dal deficit di credibilità del Paese.
Il progetto di legge di stabilità aumenta di qualche decimale il deficit sul Pil per sostenere la crescita e le riforme rinviando il pareggio strutturale al 2017.
Con la correzione attesa dalla Commissione europea diventa probabile una riduzione di risorse in deficit per l’obiettivo della crescita e dell’incremento dell’occupazione.
Aumento delle disuguaglianze.
La manovra rivolta alla crescita e allo sviluppo continua a non incidere sul criterio di distribuzione dei sacrifici e pervicacemente continua a colpire i più deboli, calando anche sui disabili e sulle loro famiglie.
Rielaborando schegge di news dei vari media si ricava che l’equilibrio del welfare viene scosso con la penalizzazione del Fondo per la non autosufficienza e del Fondo per le politiche sociali, prolungando così una storia che e’ fatta più di riduzioni che di incrementi, in un contesto sempre più insufficiente ed in contrasto con una azione politica per l’inclusione delle persone con disabilità.
Questi nuovi tagli non tengono conto che i suddetti Fondi rappresentano sia un risparmio, evitando ricoveri impropri e sostenendo la vita autonoma o in famiglia dei disabili, che un investimento in occupazione per le persone incaricate di assisterli.
Nei tagli nascosti nelle pieghe del progetto di legge di stabilità compare anche la riduzione del Fondo patronati che colpisce il destino degli addetti al sistema di assistenza ed il futuro di migliaia di lavoratori come conseguenza dell’impoverimento dei servizi.
Se la misura non sarà corretta costituirà l’ennesimo episodio teso a ridimensionare il sindacato nell’ottica dell’autosufficienza della rappresentanza politica, senza più intermediazione ne soggettività della società.
Il Governo continua a fare e disfare, nel bene e nel male, anzi nel bonus.
Lavorare ad un nuovo welfare appare doveroso e giusto, per non considerare solo un numero ed un costo la vita di migliaia di persone.
Infine la retromarcia sulla tempistica del pagamento delle pensioni, a seguito della levata di scudi del sindacato, che riguarda solo i titolari di doppi assegni Inps-Inpdap, e’ stata presentata come fatto tecnico ma , che rivela come si sta raschiando il fondo del barile, penalizzando i pensionati.
La regola degli 80 euro.
La manovra si incentra sulla regola degli 80 euro, rendendo strutturale il bonus per i lavoratori a basso reddito, ma senza allargare la platea dei beneficiari ed escludendo in tal modo pensionati ed incapienti .
Nel progetto legge di stabilità non ritroviamo risorse per mettere fine al blocco delle rivalutazioni che dura da 16 anni, in un contesto generale dove più del 50% delle pensioni rimane sotto i mille euro al mese.
Viene introdotto a domanda, il bonus bebè, destinato ai figli naturali ed adottivi in relazione ad un reddito famigliare di 90 mila euro lordi valutato secondo l’Isee, che, tuttavia, non colma il vuoto di una vera politica per la famiglia.
Clausola di salvaguardia.
Una clausola di salvaguardi per 12,4 miliardi di euro a partire dal 2016 farà da sentinella ai tagli previsti dalla spending review prevedendo un consistente aumento dell’Iva.
Strategia del sindacato confederale.
Di fronte ad una situazione sindacale articolata e plurale il sindacato confederale, com’è nella ispirazione della Cisl, deve confermare un atteggiamento di dialogo, senza, tuttavia, fare sconti a nessuno.
La vera autonomia del sindacato dalla politica non si misura soltanto dalla dimensione della mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati e dallo spessore dei “no”, ma anche e soprattutto dalla capacità di fornire all’una e all’altro parole d’ordine che traccino una prospettiva di convergenza tra tutte le forze che intendono innovare, modernizzare e rivitalizzare questo Paese. Soltanto in questa prospettiva, tanto i sacrifici inevitabili, quanto vantaggi acquisibili nell’immediato potranno essere vissuti in modo inclusivo. In altri termini, il vero ruolo dei corpi intermedi – a partire dal sindacato – in fasi come quelle che stiamo vivendo non è quello dell’arrocamento ma quello del protagonismo nel ridisegnare la futura armonia sociale.
* Segretario Generale della Federazione Nazionale Pensionati della Cisl