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Un servizio civile e non una politica attiva del lavoro

Negli ultimi 40 anni l’Italia ha visto nascere e consolidarsi il servizio civile nazionale (SCN), prima rivolto agli obiettori di coscienza al servizio militare e, dal 2001, svolto dai giovani, uomini e donne del SCN, su base volontaria. Circa un milione e trecentomila persone lo hanno realizzato, molte di più avrebbero voluto parteciparvi.

Dal 2007 al 2011 a fronte di 165.739 posti messi a bando ci sono state 431.941 domande, distribuite in modo sempre più omogeneo sull’intero territorio nazionale.

I giovani hanno così avuto modo di sperimentare occasioni di formazione alla cittadinanza attiva. I cittadini residenti nel nostro Paese, soprattutto i più deboli, il patrimonio culturale e artistico, il protagonismo dei giovani ne hanno tratto giovamento. Molte delle persone che hanno vissuto l’esperienza del servizio civile sono oggi impegnati nelle istituzioni ad ogni livello, operatori e dirigenti delle organizzazioni del Terzo Settore, musicisti, attori.

Le difficoltà incontrate (un finanziamento pubblico incerto e calante, la diversità di visioni fra Stato e Regioni, le differenze rilevanti nell’investimento da parte degli enti) hanno ridotto l’efficacia dell’impatto. Basti pensare che il finanziamento pubblico è precipitato da quasi 300 milioni nel 2007 a 75 milioni di Euro nel 2013.

Ma la validità della intuizione e la tenacia di molte organizzazioni, fra cui la Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile e il Forum Nazionale del Terzo Settore, hanno anche permesso di capire le vie di uscita in positivo.

A nostro avviso il Servizio Civile Nazionale, proprio nella crisi di paradigma che oggi attraversiamo, può essere una di quelle esperienze che legano valori a azioni concrete che cambia il presente e il futuro del nostro Paese. A due condizioni: che la cultura, l’economia, la politica di questo Paese lo assumano come risorsa e che sia assunta la sfida che i giovani e alcune organizzazioni pongono alle Istituzioni. 

Infatti promozione della pace in modo non armato e nonviolento, cittadinanza attiva, crescita del capitale sociale e umano della popolazione, a cominciare dai giovani, sono obiettivi comuni dell’Unione Europea e del nostro Paese, tanto più dopo cinque anni di crisi e nella rinascita dei nazionalismi, della xenofobia, del protezionismo economico, della crisi dell’idea positiva di Europa.

Il servizio civile nazionale, istituzione della nostra Repubblica deputata alla difesa civile della Patria, all’educazione alla pace, e all’impegno civico dei giovani, attraverso concrete attività per le comunità, può essere uno degli strumenti principali in questa strategia se le Istituzioni nazionali e comunitarie decidono seriamente di farlo proprio, e può contribuire, in un momento di grandi difficoltà per il mondo giovanile, a concorrere al progresso materiale e spirituale della società, come prevede la Costituzione.

Perché questo possa accadere servono, a nostro avviso, alcune scelte che sottoponiamo al nuovo Governo così come alle forze sociali, economiche, politiche in vista anche delle elezioni per il Parlamento Europeo.

  • -Rendere il servizio civile nazionale accessibile ai giovani, italiani e stranieri, scelta sintetizzata nella definizione Servizio Civile per Tutti coloro che chiedono di parteciparvi;
  • -Innovare la legislazione nazionale prevedendo la stabilizzazione dell’impegno finanziario statale e regionale, aprendosi a quello comunitario, fissando procedure di coinvolgimento delle istituzioni regionali e di terzo settore nella definizione della programmazione pluriennale;
  • -Rendere effettiva la possibilità di “concorrere, in alternativa al servizio militare, alla difesa della Patria, con mezzi e attività non militari”, come previsto dalle legge istitutiva, definendo un parametro chiaro dell’impegno finanziario nel bilancio dello Stato per la difesa civile, attività specifica del SCN, rispetto a quello del finanziamento per la difesa militare, attività specifica delle FFAA, anche attivandosi per la costituzione dei corpi civili di pace a livello europeo, così come previsto da trattato di Lisbona, sancendo così la pari dignità tra le due forme di difesa della Patria, previste dal nostro ordinamento;
    Collegare il servizio civile nazionale, nella finalità di educazione alla pace in modo non armato e nonviolento, al processo di costruzione della sicurezza comune e del concorso dell’Unione Europea alla pace nel mondo, anche incrementando la progettazione di pace nei luoghi di conflitto e lo scambio con giovani di altri Paesi, sviluppando anche la dimensione europea del servizio civile nazionale;
    Fare della dimensione formativa ed educativa dei giovani, l’identità sostanziale a cui finalizzare le specifiche attività, riconducendo a questa mission i servizi alla comunità e come organizzazioni, pubbliche e private facendo un passo indietro, accompagnando i giovani alla scoperta delle loro capacità e aiutandoli a trasformarle in competenze;
  • -rendere il periodo di servizio civile nazionale l’occasione consapevole per fare il percorso di conoscenza delle funzioni delle Istituzioni pubbliche e delle organizzazioni sociali, rendendolo uno strumento di alfabetizzazione alla cittadinanza attiva;
  • -Sviluppare il concorso al finanziamento del SCN da parte delle organizzazioni accreditate, valorizzando le esperienze già esistenti, salvaguardando comunque la titolarità dell’assegno mensile per i giovani da parte dello Stato, in quanto Istituzione pubblica;
  • -Innovare la rete delle organizzazioni, di terzo settore e pubbliche, chiamate a promuovere le diverse attività, superando gli attuali squilibri di motivazione e investimento;
  • -Promuovere il riconoscimento dello status di giovane in SCN e la valorizzazione delle competenze, sociali e professionali, acquisite dai giovani durante il SCN. Si apre qui il decisivo terreno della validazione e certificazione delle competenze acquisite, almeno per quanto riguarda il servizio svolto nelle organizzazioni del terzo Settore, nei campi della cura e promozione della persona, della valorizzazione del patrimonio artistico, storico, culturale, della green economy, della tutela e promozione dei diritti (attuando anche in questo contesto quanto previsto dal D. Lgs. 13 del 2013). In fin dei conti durante il periodo di servizio civile nazionale i giovani vivono in concreto anche l’iniziazione al lavorare, in una dimensione che ne salvaguarda la dimensione educativa (se sbagli non sei licenziato).

Spiace in questo contesto che le aspettative riposte nella inclusione del servizio civile nella Garanzia Giovani sembrino velocemente evaporate, stritolate nella lotta per le competenze fra Stato e Regioni, e piegando, snaturandolo, il SCN a strumento di politica attiva del lavoro.

Adesso che il Presidente del Consiglio è un leader che ha sempre citato il servizio civile fra le sue priorità è il momento per dare vita ad una coalizione per il Servizio Civile per Tutti che partendo dalle organizzazioni direttamente impegnate, dalla CNESC, dal Forum Nazionale del Terzo Settore si allarghi ai soggetti della cultura, dell’economia, della comunicazione, facendone un movimento popolare che rimette al centro la dignità dei giovani e i loro diritti a essere pienamente cittadini come passaggio inevitabile del superamento della crisi.

 

 (*) Pietro Barbieri, Portavoce Forum Nazionale del Terzo Settore

 (**) Licio Palazzini, Presidente CNESC

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