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Quanto è distante il Governo dalla Banca d’Italia

Leggendo le Considerazioni finali del Governatore vi ho trovato molte delle cose che avrei voluto sentire affrontare nella campagna elettorale per le europee, campagna che si é invece caratterizzata per insulti, parolacce e chiamate a raccolta delle rispettive tifoserie. 

Come si possa pensare con campagne di questo tipo di aumentare il numero dei votanti per me é un mistero, ma magari mi sbaglio e nel caso farò ammenda. 

Tornando a Panetta, il Governatore apre con alcune considerazioni sull’economia e sul commercio mondiali. 

È prematuro parlare di deglobalizzazione, afferma, ma è chiaro che il processo di rapida integrazione dell’economia mondiale si è interrotto a causa della contrapposizione politica e commerciale tra Stati Uniti e Cina e delle tensioni e dei conflitti armati che affliggono più aree del mondo. I governi di molti paesi avanzati sono divenuti riluttanti a dipendere economicamente da nazioni ritenute inaffidabili dal punto di vista geopolitico e le imprese stanno rivedendo le proprie strategie al fine di riorganizzare su base nazionale o regionale attività che in passato erano svolte su scala globale.

Tutto questo ha conseguenze particolarmente rilevanti per l’area dell’euro, data la sua ampia apertura internazionale. 

L’interscambio con paesi esterni all’area nel 2023 superava il 55 per cento del PIL, a fronte del 40 della Cina e del 25 degli Stati Uniti. Le esportazioni contribuiscono alla domanda complessiva europea molto più che negli Stati Uniti. 

L’area dell’euro è dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di risorse essenziali: le forniture di petrolio e gas naturale, che rappresentano oltre metà del fabbisogno complessivo di energia, provengono pressoché interamente da paesi terzi. 

Queste vulnerabilità si innestano sul calo, in atto da tempo, del peso dell’Europa a livello internazionale. La popolazione europea rappresenta oggi solo il 5,7 per cento di quella mondiale. 

Negli ultimi due decenni il peso dell’Unione europea sul PIL globale è sceso dal 26 al 18 per cento, mentre quello degli Stati Uniti è rimasto pressoché invariato, al 26, e quello della Cina è quadruplicato, al 17. Il calo riflette soprattutto l’insoddisfacente dinamica della produttività, che nel periodo ha accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti. 

La portata degli impegni da affrontare richiede azioni decise in più direzioni. 

Occorre innanzi tutto riequilibrare il modello di crescita seguito nei due decenni passati, riducendo l’eccessiva dipendenza dalla domanda estera. 

Quest’affermazione è una decisa critica alle politiche economiche attuate in primo luogo in Germania, ma poi pressoché in tutta Europa negli ultimi venti anni, tutte basate sulla domanda estera e sul controllo “annuale” delle politiche di bilancio. Credo sia il primo governatore di Banca centrale europea ad averlo detto così chiaramente. Stupisco che gli sia dato così poco peso. 

È necessario ampliare e valorizzare il mercato unico…… Vanno rimossi gli ostacoli che impediscono di cogliere appieno le potenzialità, in termini di economie di scala e platea di consumatori, di un mercato interno paragonabile a quello degli Stati Uniti, anche al fine di aumentare la concorrenza e la capacità di innovare

E poiché più concorrenza e più innovazione implicano più rischio, vanno in parallelo potenziati i meccanismi di condivisione del rischio stesso. 

Insomma Panetta ci dice che se l’Europa si vuol salvare e continuare ad avere un ruolo si deve integrare, dotare di un mercato unico, ma che per fare questo occorre mettere in comune i rischi, ossia fare un bilancio unico. 

Occorre anche una politica estera comune. 

Dice Panetta: dobbiamo stabilire legami economici e diplomatici solidi e reciprocamente vantaggiosi con le nazioni ricche di risorse critiche, facendo leva sulla possibilità di fornire loro le tecnologie necessarie a integrarsi nelle filiere produttive globali. 

Un terzo tipo di interventi riguarda le tecnologie avanzate, nella cui produzione l’Europa sconta una limitata specializzazione. L’Europa non deve rimanere indietro nell’innovazione tecnologica attraverso “iniziative comuni europee”.

Politiche comuni sono necessarie nel campo ambientale, della difesa, dell’immigrazione, della formazione, e in altri ancora. L’impegno finanziario sarà ingente… 

E’ necessaria, pertanto, nell’interesse collettivo una nuova architettura economica europea che sostenga grandi piani di spesa mirati (innovazione, difesa, transizione verde).

A tutto questo come rispondono le nuove regole di bilancio?

Il governatore afferma che un bilancio europeo consentirebbe….di affrontare efficacemente shock comuni forti e prolungati… favorendo la coerenza tra politica di bilancio e politica monetaria.  La recente riforma dei meccanismi di governo economico europei non ha segnato particolari progressi in queste direzioni, così come non ha introdotto la necessaria semplificazione delle regole. 

Panetta non affonda comunque il coltello e lascia una via di scampo. 

Le nuove norme contengono nondimeno, secondo le Considerazioni, aspetti innovativi coerenti con la crescita. Gli effetti del nuovo impianto normativo dipenderanno da come esso sarà applicato: potrà rinvigorire l’economia europea se permetterà di coniugare la necessaria disciplina fiscale con il fine ultimo di favorire la crescita. 

Considerazioni interessanti sono anche quelle dedicate al calo demografico e alle risposte del mercato del lavoro. 

Secondo l’Istat, da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, nonostante un afflusso netto dall’estero di 170.000 persone l’anno. Questa contrazione si tradurrebbe in un calo del PIL del 13 per cento, del 9 per cento in termini pro capite. 

Nonostante la crescita dell’ultimo decennio, la partecipazione al mercato del lavoro, pari al 66,7 per cento, rimane di 8 punti percentuali inferiore alla media dell’area dell’euro. Il divario non è ampio per gli uomini, ma sale a 13 punti percentuali sia per i giovani tra 20 e 34 anni sia per le donne. 

L’occupazione giovanile ha risentito della bassa crescita12. Molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero: 525.000 giovani italiani sono emigrati tra il 2008 e il 2022; solo un terzo di essi è tornato in Italia. Il tasso di occupazione femminile è ancora al 52,5 per cento. In Italia è difficile conciliare impegno lavorativo e carichi familiari. 

Decisi aumenti dei tassi di occupazione potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati. 

È inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat. 

E’ chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati. 

Qui a me pare che Panetta tocchi una serie di problemi su cui nessuno a mio avviso oggi sa dare risposte adeguate. 

Il più semplice. anche se costoso, è quello di assicurare servizi sociali per le famiglie, donne in primis, per accrescere il tasso di attività femminile. 

Poi dobbiamo prendere atto che il tasso di fertilità potrà anche risalire dal livello minimo cui è sceso, ma non tornerà al livello necessario a mantenere stabile la popolazione. 

E’ necessario aumentare il numero di immigrati regolari e questo pone una serie di problemi di non facile soluzione, politici e sociali. 

In ogni caso la popolazione, e quindi le forze di lavoro, diminuiranno, pertanto va aumentata la produttività se non si vuole avere una diminuzione di Pil. 

Avete sentito parlare di queste cose in campagna elettorale? 

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