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L’Europa, una scelta profetica per il nostro futuro

Il limite maggiore della campagna elettorale sulle Europee, che va verso la conclusione, è lo scarso dibattito sul vero significato del voto e quasi tutto lo scontro si sta giocando sulla politica interna. Ma queste elezioni sono troppo importanti e decisive per il nostro futuro, per cui è necessario riflettere sulla loro incidenza nella nostra vita. 

L’Unione Europea non è una scelta qualsiasi, essa affonda le radici nella storia e nell’anima del Continente, frutto di una visione profetica di un gruppo di soci fondatori, tra i quali l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale. Tali fondatori, formati da Altiero Spinelli, con il suo Manifesto di Ventotene, dal Presidente del Consiglio italiano Alcide De Gasperi, dai francesi Robert Schuman e Jean Monnet, dal tedesco Konrad Adenauer e dal belga Paul-Henry Spaak, sulla base delle tragiche conseguenze del secondo conflitto mondiale, hanno intravisto nell’Europa unita il soggetto fondamentale per promuovere lo sviluppo e la pece nel continente e nel mondo. 

Gli stessi nostri padri costituenti, nello scrivere l’art.11 della Carta costituzionale che, dopo aver affermato il ripudio della guerra, recita: “L’Italia consente, in condizioni di parità con altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”. avevano soprattutto presente l’unità dell’Europa. 

Nel corso della sua storia, iniziata nel 1951, in oltre settant’anni, l’Europa ha realizzato un percorso complesso, ma ricco di progressivi traguardi in direzione dell’unità. Attraverso diversi trattati si è passati dalla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) si è arrivati alla Comunità economica europea (CEE), alla Comunità europea dell’energia atomica (Euratom)) e, successivamente.  alle istituzioni comuni della Commissione, Consiglio dei ministri, Parlamento europeo, Corte di giustizia fino alla istituzione dell’Unione europea (UE) nel 1992, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la riunificazione della Germania. L’Europa ha anche istituito L’Unione economica e monetaria (UEM) con l’introduzione della nuova moneta dell’euro e della Banca centrale europea (BCE) per una politica monetaria comune nella zona euro. 

Durante tutta la sua storia l’Ue ha conosciuto un ininterrotto allargamento con l’adesione di diversi Paesi membri per cui, dal nucleo iniziale di sei Paesi (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo) si è arrivato agli attuali 27 Paesi, con diversi altri, sono in attesa di poter aderire.  Oggi l’Ue si presenta come il mercato unico maggiore dell’economia globale, con una moneta unica, l’euro, in ascesa, con un patrimonio di risultati, regole e comportamenti significativi raggiunti tramite la  cooperazione degli Stati membri, che si è dimostrata vincente in importanti occasioni come la pandemia e la successiva decisione di dar  vita al Pnrr (Next Generation EU), con la scelta di accendere un debito comune, per il finanziamento collettivo degli Stati membri. 

Ma nel complesso l’Ue è ancora un sistema imperfetto, istituzionalmente non completato, che su diversi problemi cruciali è ancora lontano dall’assumere posizioni comuni perché i singoli Stati spesso difendono interessi particolari. Tuttavia, appare sempre più evidente che l’Ue sta acquistando un ruolo crescente a livello globale, spesso richiesto e sollecitato da più parti. Il suo valore si sta affermando soprattutto sul piano politico dove, in un contesto globale nel quale le democrazie sono sotto attacco per modificarle in senso illiberale, l’Ue diviene sempre più il bastione di affermazione e di difesa della democrazia politica, in continuo allargamento. –

Troppo facile e irresponsabile fermarsi alla critica dell’attuale Ue, senza contribuire alla sua evoluzione positiva, come fanno tanti nostri governanti, più per coprire la loro arretratezza che per il futuro del Paese. In queste elezioni l’Europa si gioca un ruolo decisivo per il suo futuro perché, da un lato essa deve rapidamente risolvere alcuni problemi indispensabili per proseguire il suo cammino di costruzione di una sua piena identità  (politica estera e di difesa, politica economica solidale, attiva presenza geopolitica sul fronte globale), dall’altra essa è sottoposta ad un attacco concentrico delle destre che, sulla base delle recenti avanzate elettorali in alcuni Stati, intendono cambiare la maggioranza di governo, per ridurre l’Ue a semplice mercato comune subordinato alla sovranità degli Stati, cambiandola dall’interno. 

Tra queste è presente anche il governo Meloni che, con scelte ambigue sta modificando radicalmente la posizione europea dell’Italia assunta durante tutta la storia della Repubblica, spostandola da partner protagonista, assieme all’asse franco-tedesco, verso le posizioni marginali della destra estrema europea (Orban, Vox, Le Pen, Morawiecki). Non credo che questo confuso e velleitario tentativo di cambiare l’attuale maggioranza Ue avrà successo, soprattutto perché l’idea di Europa federale fa parte ormai della storia e della cultura prevalente del continente, come dimostra anche il consenso di oltre il 60% degli attuali giovani europei. 

Ma tutto ciò deve spingerci alla mobilitazione per fare delle prossime elezioni europee una scelta strategica definitiva in direzione dell’idea profetica dei padri fondatori. Anche perché l’esito del voto in Italia sarà, in tal senso, un elemento decisivo sul segno politico del risultato finale.

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